Si scatena l’uragano Dean, emergenza nei Caraibi

L’Unità di crisi della Farnesina invita gli italiani a non recarsi nelle zone a rischio

Si scatena l’uragano Dean, emergenza nei Caraibi

Dean, il mostro, s’avvicina e la sua furia cresce ad ogni passo. Ne sa qualcosa chi ha provato le sue sferzate. Nelle isole di Martinica e di Santa Lucia s’è lasciato dietro tre cadaveri. Ma era ancora un cucciolo, un banale uragano forza due. Bazzecole rispetto a quanto sta crescendo. Bagattelle rispetto a quel che s’attendono da lui. In poche ore ha già cambiato volto. I suoi polmoni gonfi d’acqua e tempesta sputavano ieri mattina venti da oltre 240 chilometri all’ora. Folate capaci di piegare i tetti di latta delle baraccopoli giamaicane, dove si registrano altri tre morti, di potare i lussureggianti giardini delle Cayman, di seminare inedite razioni di morte e disperazione tra le plaghe disperate d’Haiti.
Quando ieri a mezzogiorno Dean ha iniziato a puntare sulla Giamaica, il centro d’avvistamento uragani di Miami lo aveva già inserito nella categoria 5 e Cuba preparava lo stato d’allerta. Le previsioni più disastrose sono per domani, quando il mostro Dean spazzerà il Golfo del Messico e le coste dello Yucatan. Allora avrà raggiunto il massimo della sua forza, sputerà buriane d’arie a quasi 300 l’ora, spazzerà via qualsiasi cosa si frapponga al suo passaggio. Le autorità messicane intendono si apprestano a spostare circa 80mila turisti che si trovano a Cancun, Playa del Carmen, Cozumel e Isla Mujeres.
Il mostro, che si sposta a una velocità di 28 chilometri orari, si trasformerà in un flagello simile a quel Katrina che nel 2005 affondò New Orleans. I primi a tremare negli Stati Uniti sono i responsabili delle compagnie petrolifere. Le piattaforme che puntellano il Golfo del Messico e forniscono un quarto della produzione statunitense di greggio e il 15 per cento di quella di gas sono nel mirino. Dean potrebbe succhiarsele via in un fiato solo, seminare morte tra il loro personale, lasciare l’America a secco. La Shell sta, non a caso, completando l’evacuazione di 275 tecnici.
E nel Texas ancora battuto dalle piogge di Erin, l’uragano passato lasciandosi sette morti in scia, si guarda alla nuova minaccia attesa per mercoledì. Persino a Houston e nello spazio qualcuno tira il fiato. Gli astronauti della navicella Endeavour hanno ricevuto l’ordine di accelerare il rientro. Meteorologi, ingegneri spaziali e controllori di volo della Nasa tengono gli occhi puntati su mercoledì 22, il giorno più nero. Quella mattina il mostro potrebbe correre sulle piste inondate del Kennedy space center della Florida, trasformandole in piscine spazzate dal vento. Uno scenario assai poco propizio per l’atterraggio della Endeavour e del suo equipaggio. Gli astronauti rischiano quindi di vedersi costretti a un ritorno a casa anticipato di almeno un giorno.
Altrove le paure restano molto più terrene. La parola d’ordine per chi si trova nella traiettoria di Dean è in queste ore sgombrare il campo, levarsi dai piedi del mostro. Chi fa il turista e può s’imbarca sugli ultimi voli dalla Giamaica, dalle Cayman e da Santo Domingo. Chi non è turista o non può andarsene si barrica in cantina o abbandona i bassopiani per cercarsi un rifugio lontano da inondazioni e maree. A Montego Bay, l’aeroporto della Giamaica, epicentro entro oggi della sfuriata di Dean, i turisti stranieri terrorizzati fanno a gara per aggiudicarsi un biglietto e accusano le autorità locali di sottostimare gli effetti dell’imminente bufera. «Qui tutti minimizzano», si lamentava ieri Shante Morgan alla disperata ricerca di un volo per Miami.
A Santo Domingo e Haiti, dove la rassegnazione è di casa, molti si limitano ad attendere e a sperare nella «buena suerte». Soprattutto chi non ha quattro mura di cemento in cui sprofondare o un’auto per fuggire verso la montagna. La «buena suerte», come insegna l’esperienza, non sempre aiuta. Nel 2004 Jeanne, illustre e malvagio predecessore di Dean, trascinò via, solo ad Haiti, tremila anime.


In queste ore anche l’Unità di crisi del nostro ministero degli Esteri sollecita gli italiani a non raggiungere le zone potenzialmente interessate dagli uragani o li invita, se già sul posto, ad attenersi alle indicazioni fornite dalle autorità locali, evitando le zone più a rischio. L’allerta della Farnesina, già diffuso attraverso il sito internet «viaggiaresicuri.it», è stato rafforzato nell’imminenza dell’uragano Dean nella sezione dedicata alla Giamaica e al Messico.

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