«Siamo in balìa dei criminali»

Il quartiere ha paura: «Gli immigrati ci insultano e fanno quello che vogliono. Speriamo che l’ex stazione venga riqualificata in fretta»

Paola Fucilieri

«Proprio ieri sera sono passato in bicicletta dal parco e qui, all’angolo con viale Umbria, ho notato una “cricca” di nordafricani. Uno di loro, senza un evidente perché, mi ha mandato malamente a quel paese. Io, allora, mi sono fermato per dirgliene due perché non è giusto che questa gente ci offenda gratuitamente e così, come gli pare. Poi me ne sono andato via, come mi ha pregato un suo amico facendomi segno che quell’altro aveva, per così dire, scherzato...».
Ieri pomeriggio, viale Umbria, a due passi dagli edifici in costruzione di proprietà dell’immobiliarista romano Danilo Coppola, nell’area ex stazione Vittoria. È lì che, qualche ora prima, intorno alle 6, si è consumata una violenza sessuale ai danni di una 40enne che stava aspettando il filobus per andare al lavoro e aggredita da un nordafricano. Fabrizio Locatelli è un imprenditore di 34 anni e sta facendo un giro in bicicletta con un’amica, Gisele. A lui abbiamo chiesto cosa pensa di questa zona e come si trova a viverci. «Qui, di solito, non si sente mai niente - conclude la sua amica, Gisele -. Certo, quando questi immigrati nordafricani te li vedi lì, tutti uniti, pensi che ti potrebbero fare qualunque cosa».
Con lui è d’accordo Francesca Biraghi, 26enne operatrice nel campo del marketing e della comunicazione. «Che dire? Qui c’è pericolo anche in pieno giorno, in particolare ad agosto. Una donna è pur sempre una donna. E, a dirvi la verità, non mi fa piacere attraversare il parco Largo Marinai d’Italia in pieno giorno: adesso è quasi sempre tutto vuoto. Eppure che bisogna fare? Si deve pur lavorare, si deve andare in giro, la gente non è tutta in ferie in una città come Milano. E poi come si può reagire? Noi ragazze, anche quando ci facciamo accompagnare a casa, siamo sempre timorose che ci sia qualcuno ad aspettarci nell’androne».
Facciamo qualche passo in là. E, dopo aver attraversato viale Umbria, finiamo in piazzale Martini, in un bar. «Anche mia madre prende il filobus tutte le mattine alle 6.30 - ci spiega Davide Gorini, 29 anni, disoccupato - e quando stamattina ho sentito quello che era successo e ho visto tutte quelle macchine della polizia mi sono venuti i brividi al solo pensiero che poteva capitare anche a lei. L’unica affermazione che mi sento di fare è che qui, in questa zona, l’agosto è isolato e loro, gli extracomunitari, vivono allo stato brado, fanno tutto quello che vogliono».
Una voce fuori dal coro è quella di una 71enne, Clorinda Prina, pensionata. La donna ha smesso di lavorare a gennaio di quest’anno. «Ho preso il filobus alle sei del mattino per 35 anni, ma non mi è mai successo niente».
A non pensarla così è Francesco «Ciccio» Acquaviva, vetraio della zona. «Il 10 agosto un ragazzo e un complice, in motorino, hanno sfondato la vetrina del negozio di gioielleria qui di fronte. Vedete? Il vetro è ancora rotto.

Quei poveretti dei proprietari stavano per partire per le ferie e, notando quei ragazzacci, non hanno nemmeno avuto il coraggio di uscire, li hanno lasciati fare. Sa cosa le dico? È meglio che quell’area dell’ex stazione Vittoria la riqualifichino il più in fretta possibile altrimenti diventa un crogiolo di balordi».

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