«Silvio porti al Senato tutta la Cdl poi a far cadere Prodi ci penso io»

L’esponente leghista: «Troppe assenza in aula, temo il grande inciucio»

Giuseppe Salvaggiulo

da Milano

«Quando sento parlare di larghe intese mi viene l’orticaria», spiega Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato. Più passano i giorni, più la Lega si convince che l’ipotesi di «grande inciucio» non è solo una boutade da Transatlantico.
Berlusconi ripropone la grande coalizione tagliando le ali estreme.
«Lo ringraziamo, a nome delle ali».
Lui ha parlato solo di ali sinistre.
«Purtroppo, la legge elettorale a cui puntano taglia le ali dappertutto: a sinistra come a destra».
Puntano? A chi si riferisce?
«Ai sottoscrittori del referendum. A parte Segni, che è un prestanome, quelli che contano sono i nomi di Ds, Margherita, Forza Italia e An».
Vogliono tornare al maggioritario?
«Macché. Il mio “porcellum” resta, le liste bloccate senza preferenze pure, solo che il premio di maggioranza viene assegnato alla lista che prende più voti. Un modo per imporre dall’alto il partito democratico a sinistra e il partito unico nel centrodestra. Chi non ci sta s’accontenta delle briciole».
Voi entrereste nel partito unico?
«Non se ne parla nemmeno. Noi siamo un’altra cosa».
Legge elettorale e grandi intese stanno insieme?
«Certo. Il piano sarebbe: caduta del governo Prodi sulle pensioni, governo tecnico per “smazzare” la riforma delle pensioni che nessun partito ha la forza e la voglia di fare, nel frattempo referendum e nuova legge elettorale per tornare alle urne con i partiti unici nella primavera 2008».
Sembra fantapolitica.
«Io analizzo i fatti. Al Senato, in questo momento, c’è una situazione di parità. I senatori a vita non vengono, quindi non sono decisivi. Come mai ogni giorno al primo voto la maggioranza va sotto o in pareggio, poi nelle votazioni successive il centrodestra registra sistematiche defezioni che consentono al governo di salvarsi? Attacchi di dissenteria acuta?».
Tutti i giorni? Improbabile.
«Io so solo che le defezioni sono tra i senatori di Forza Italia e An. Come diceva Andreotti: a pensar male si fa peccato, ma...».
A Berlusconi glielo avete detto?
«Certo. Lui nega, ma io gli ho consegnato i tabulati del Senato. Vogliamo mandare a casa Prodi? Bene, risento lo spirito del 2001. Ma facciamolo con i fatti, non con le parole».
Con la Finanziaria, al Senato gli assenti non avranno più scuse.
«Ma mettendo la fiducia, sul voto singolo il governo si salverà con un paio di senatori a vita. È nelle votazioni quotidiane - 10 ore al giorno per 15 giorni - che Prodi non è in grado di garantire la maggioranza. Berlusconi garantisca le presenze dei suoi, a farlo cadere poi ci penso io...».
Se invece il disegno è quello del grande inciucio, la Lega che farà?
«Faremo di tutto per sabotarlo. Questi pasticci servono a risolvere i problemi del palazzo, non del Paese».
Fini rispolvera il modello del governo Maccanico, abortito nel 1996.
«All’epoca fu proprio lui ad affossarlo. Bella coerenza».
Vede sostegni extrapolitici alle larghe intese?
«I poteri forti hanno sempre interesse ad avere un unico interlocutore».


E se il centrodestra riesce a far cadere Prodi, poi che si deve fare?
«Si deve andare a votare. E con questa legge elettorale si stravince».
Il centrodestra sarebbe in grado di ricompattarsi? Anche con Casini?
«Se ci sono le elezioni sì. Casini abbaia molto, ma non morde».

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