Sindacato in piazza per imporre la linea al Prof

Antonio Signorini

da Roma

La data c’è: il 4 novembre. Le adesioni sono arrivate, comprese quelle di leader sindacali delle categorie più rappresentative. Resta da capire se la manifestazione «Contro la precarietà», nata nell’ambiente della sinistra Cgil, diventerà anche un corteo contro la Finanziaria 2007. Il primo corteo del sindacato di sinistra contro il governo di sinistra.
Chi sembra avere pochi dubbi è Giorgio Cremaschi, segretario nazionale della Fiom (i metalmeccanici della Cgil) ed esponente della sinistra di Corso d’Italia. La manifestazione di Roma, spiega, serve a «rovesciare le priorità» dell’agenda politica. La lotta alla precarietà del lavoro è la prima cosa. Quindi bisogna abolire la legge 30 e non cambiarla come si appresta a fare il governo di centrosinistra. Poi niente riduzione della spesa corrente. La manovra da 30 miliardi non va bene. E «se ci sarà una Finanziaria di tagli - annuncia Cremaschi - da quella manifestazione verrà un forte no alla logica della precarietà e quindi dei tagli selvaggi alla spesa pubblica».
La notizia che l’iniziativa contro la precarietà (già poco gradita dalle parti di Corso d’Italia) potrebbe cambiare pelle, non è piaciuta al vertice del principale sindacato italiano. La prospettiva di lavoratori che sfilano contro il governo sotto le bandiere rosse della Cgil, non è il massimo, soprattutto se viene evocata a pochi giorni dall’inizio della cosiddetta nuova concertazione (i tavoli su politica dei redditi, sviluppo e welfare che partono domani).
Ma le adesioni tra i leader della Cgil sono di primissimo piano, anche se tutte più o meno riferibili alla sinistra interna. Ci sono, ad esempio, i segretari generali delle due categorie più rappresentative. Gianni Rinaldini, leader della Fiom e Carlo Podda, che guida la federazione del pubblico impiego. Entrambi hanno precisato di avere aderito a titolo personale. Podda, ieri, ha sottolineato anche come, al momento, quella del 4 novembre non sia una manifestazione contro la manovra. «Io non ho aderito a nessun corteo contro la Finanziaria, ma solo a uno contro la precarietà. Anche perché se dovessi lottare contro la Finanziaria chiederei alla Cgil di fare uno sciopero». Podda fu il primo, intervenendo all’ultimo congresso della Cgil, quello della «sintonia» con Prodi, a non escludere uno sciopero contro l’esecutivo di centrosinistra. Ma per il momento, spiega, «la situazione è confusa. Mi riconosco nell’intervista al segretario Epifani. Non sappiamo se, né quanti tagli ci saranno. Non è dato sapere quali saranno le risorse per stabilizzare il lavoro precario. Aspettiamo...». Poi, però, non sono escluse proteste contro il governo Prodi: «Non conta solo l’appartenenza politica ideale, ma quello che il governo fa. Non abbiamo avuto paura di sottoscrivere accordi con il governo di centrodestra, il cosiddetto protocollo Fini sul pubblico impiego». E ora, al contrario, i lavoratori della Cgil potrebbero incrociare le braccia, magari per raggiungere l’obiettivo di una, anche parziale, stabilizzazione del mezzo milione di precari che lavorano per lo Stato o per il rinnovo dei contratti, per il quale non sono escluse «agitazioni» strumentali alla vertenza.
Alla manifestazione del 4 novembre ha aderito non solo la sinistra Cgil che fa capo a Giorgio Cremaschi ed è nota come «Rete 28 aprile», non nuova a posizioni scomode. C’è anche la sinistra che appoggia il segretario Guglielmo Epifani guidata da Nicola Nicolosi, quella di «Lavoro e società», fondata da Gianpaolo Patta oggi sottosegretario alla Salute. Ciò non ha impedito ai vertici del sindacato di esprimere disappunto per la scelta di Cremaschi e degli altri.

«La Cgil ha le sue regole e i suoi organismi: lì decidiamo cosa fare», ha tagliato corto il segretario confederale Achille Passoni, interpellato dal Riformista che ieri ha dedicato un approfondimento alla manifestazione.

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