Gabriele Villa
Se non abbiamo già perso il treno, stiamo per perderlo. Perché lalta velocità non ha tempo daspettarci. Altrimenti che alta velocità sarebbe? E così, folgorata una volta di più sulla via della resipiscenza, Mercedes Bresso, governatrice ds del Piemonte, lancia il suo grido di dolore: «Mentre noi parliamo e parliamo, i concorrenti si moltiplicano e si mobilitano. Adesso è scesa in campo la Svizzera. È ora di uscire dalla melina perché ci sono troppi segnali di smobilitazione del fronte dei sì soprattutto quando i potenziali percorsi alternativi aumentano». La Svizzera, dunque. E, si sa, quando si parla di treni la Svizzera fa su serio. Come per il cioccolato e gli orologi. Il pericolo cui allude la Bresso è il progetto messo a punto dalle ferrovie svizzere che tratteggia il collegamento ad alta velocità tra la galleria del Leuteschberg, Ginevra e Lione. Dal tunnel si taglia poi a Nord dove la linea intercetterebbe la Parigi-Strasburgo-Vienna-Budapest.
In altre parole «un progetto simile - ammette la governatrice - significherebbe la possibilità di tagliare fuori tranquillamente il Piemonte perché questa bretella ferroviaria si innesterebbe perfettamente nel famoso corridoio 5 che raggiungerà poi Kiev». Vale la pena di aggiungere ancora qualcosa? Sì, che la progettazione è decisamente a buon punto e che per renderla operativa manca solo lintesa con la Francia. E i francesi potrebbero anche stancarsi presto e definitivamente della demagogia populista della sinistra italiana. Delle barricate innalzate dai sindaci. E delle varie battaglie di Mompantero e dintorni, che hanno caratterizzato la recente stagione bollente della val di Susa. Strilla la governatrice rossa, che pure durante la campagna elettorale regionale, storia di ieri, lei per prima ha giocato a tentennare sullalta velocità, per raccattare i voti degli anti-Tav in val Susa. Poi il cerino acceso è rimasto nella sue mani, da qui lallarme che la governatrice ha lanciato proprio in concomitanza con la conferenza intergovernativa fra Italia e Francia. «Si sta facendo melina - ha accusato la Bresso - non posso certo dire di aver assistito fino ad oggi a un attivismo sfrenato per sbloccare lo stallo dello Torino-Lione». Ma due ministri, Antonio Di Pietro e Alessandro Bianchi, per rassicurare i sempre più preoccupati partner doltralpe non hanno saputo dire altro che «pur nelle evidenti difficoltà finanziarie, per questo governo la Torino-Lione è la priorità delle priorità». E il titolare delle infrastrutture, Di Pietro di suo ha aggiunto: «Per questo motivo stiamo ultimando lassegnazione della valutazione dimpatto ambientale che sarà completata entro la primavera del 2007».
Lassegnazione della valutazione dimpatto ambientale entro la primavera del 2007? Forse il ministro Di Pietro e tutta la sinistra di governo si dimenticano che quando Francia e Italia, nel gennaio 2001, stipularono un accordo, divenuto trattato, secondo cui i governi dei due Paesi si impegnavano «a costruire le opere della parte comune italofrancese necessarie alla realizzazione di un nuovo collegamento ferroviario misto merci-viaggiatori tra Torino e Lione» venne anche stabilito il ruolino di marcia: tra il 2008-2009 completamento dei lavori di ricognizione e termine delle gare dappalto e del finanziamento dell'opera; 2008-2010 avvio dei lavori per arrivare a unapertura prevista della nuova linea ad alta velocità tra il 2018 e il 2020. E mentre le Ferrovie svizzere pensano già a quali snack potrebbero servire a bordo dei loro treni Tav, forse sarebbe il caso di ricordare ai ministri del governo Prodi, una lettera del suo amico François Lamoureux, direttore generale Energia e Trasporti della Commissione europea: «...
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