Siringhe nell’acquasantiera della chiesa

A Natale erano state decapitate le statue del presepe vivente

La donna entra in chiesa mette la mano nell’acquasantiera: sente qualcosa di strano. Guarda, ci sono dentro quattro siringhe complete d’ago. Un gesto sacrilego che ha profondamente offeso la comunità cattolica di Desio, città natale di Pio XI e don Giussani. Sono le 7,30. Sta per iniziare la celebrazione della prima messa del giorno. Nella basilica si affaccia la pensionata: deve fare il segno della croce. Si accorge delle siringhe già usate, probabilmente gettate nell’acqua benedetta da qualche tossico la sera prima. Forse per fare uno «sfregio» alla chiesa, forse solo per dimostrare il disprezzo per un luogo di culto cristiano. Difficile stabilire una ragione, ammesso che ci sia. Le siringhe usate sono nell’antica acquasantiera di marmo alla destra dell’entrata principale. La fedele resta allibita, avvisa il sacrestano, che porta via le siringhe e toglie l’acqua benedetta. «Davvero un brutto episodio – commenta il sacrestano. Un gesto blasfemo e vigliacco». Dal canto suo, il prevosto, Monsignor Elio Burlon, massima autorità ecclesiale della città ha preferito non commentare il fatto.

Non è la prima volta che i balordi si accaniscono contro i simboli della cristianità: negli ultimi due anni le statue del presepe allestito dai commercianti sono state devastate. Una volta, la statua del Bambin Gesù, è stata addirittura decapitata.

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