Smentire le bufale su internet? Fatica sprecata

Secondo una ricerca Usa, correggere le notizie false pubblicate online non serve: se ai lettori piacciono, continuano a crederci

Niente è più credibile di una bufala su internet. Almeno stando ai risultati di una ricerca americana. Basti pensare all'esempio di Barack Obama. Nonostante gli sforzi del suo staff per smentire la notizia falsa della sua nascita fuori dagli Stati Uniti, un sesto della popolazione americana crede ancora che sia la verità. Questo perché le bufale appunto, una volta pubblicate, sono durissime da estirpare. E sembra quindi che il lavoro dei siti di "fact checking", che si stanno diffondendo anche da noi e cercano di verificare ed eventualmente smascherare le notizie o le dichiarazioni dei politici, sia pressoché inutile.
Pubblicare la smentita di una notizia falsa è un po' come lottare contro i mulini a vento. È fatica sprecata, a meno che chi legge non sia già scettico in partenza. Diventa invece molto difficile convincere coloro ai quali la notizia originaria piaceva. A scoprire i meccanismi di questa "inerzia" dell'informazione sono stati i ricercatori della Ohio State University. "Le correzioni in tempo reale hanno qualche effetto positivo - spiega Kelly Garrett, autore principale della ricerca - ma quasi solo su persone che sono già predisposte a rifiutare la falsa notizia. Il problema del cercare di correggere le informazioni errate è che qualcuno vuole proprio crederci e dirgli semplicemente che sono false non li convince".
Gli scienziati hanno diviso in tre gruppi 574 adulti, cui è stato fatto leggere un finto blog politico contenente l'affermazione falsa che le autorità Usa possono avere libero accesso alle cartelle cliniche elettroniche. Il primo gruppo ha letto sullo schermo del computer la smentita da parte di una fonte considerata autorevole, il secondo l'ha letta dopo tre minuti e il terzo non ha ricevuto alcuna smentita. In seguito è stato chiesto ai partecipanti quanto fosse facile per le autorità spiare le cartelle cliniche e il gruppo che ha ricevuto la smentita è stato solo leggermente più preciso degli altri nella risposta: "Solo chi ha dichiarato prima del test di essere favorevole alle cartelle elettroniche ha recepito la correzione - spiega Kelly Garrett - mentre i contrari sono rimasti della loro idea e per loro è stato come se non avessero ricevuto alcuna correzione".

Secondo l'esperto, i tempi della smentita sono importanti: "Per chi è portato a credere alle bufale - conclude - la correzione immediata, appena letta la notizia, ha l'effetto opposto rispetto a quello cercato. Forse è meglio rimandarla almeno di qualche minuto".

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