Il sogno degli stilisti è l’uomo che ride di sé

Daniela Fedi

da Milano

«La moda è Milano, le porte del Sindaco per voi saranno sempre aperte» ha detto Letizia Moratti agli stilisti presenti all’aperitivo organizzato ieri a Palazzo Marino per incontrare gli operatori del settore. Le sfilate del prêt-à-porter maschile per la prossima estate si erano appena concluse con il coraggioso e interessante spettacolo offerto da Marithé e François Girbaud, la sola griffe che abbia accettato di sfilare nell’ultima giornata del calendario di Milano Moda Uomo disertata da tutti i grandi nomi a cominciare da Armani.
Proprio lui che a torto o a ragione viene considerato responsabile del disastro di questa tornata, è stato invece l’unico designer citato dal Sindaco come «faro ed esempio dell’eccellenza milanese nel mondo» nonostante la presenza in sala di personaggi come Gianfranco Ferrè, Santo Versace, Luca Missoni, Lella Curiel, Lorenzo Riva, Neil Barret e i gemelli Dean e Dan Caten della griffe DSquared. A chi le faceva notare questa gaffe nel peraltro ineccepibile svolgimento dell’incontro, Letizia Moratti gentilmente ha risposto: «Ho chiamato uno per tutti perché non volevo fare un discorso troppo impersonale, se ho sbagliato mi spiace». Lo charme del neo sindaco e la sua indiscutibile eleganza (vestiva tra l’altro Prada che ha disertato l’appuntamento insieme con Dolce & Gabbana, Krizia ed Ennio Capasa di Costume National) hanno fatto passare in secondo piano l’incidente.
Resta comunque il fatto che così non si può andare avanti: la kermesse appena conclusa ha danneggiato tutti perché per stampa e compratori è impossibile seguire 50 sfilate e 45 presentazioni in 4 giorni scarsi. Non a caso si sono viste parecchie sedie vuote nelle varie sale dei défilé programmati fuori orario o in concomitanza con altri appuntamenti. Non è stato invece così per M+F Girbaud, la coppia francese che ha riscritto la storia del jeans e che ieri ha presentato un lavoro di primissimo ordine sulla giacca. «Per cambiarle faccia bisogna partire dalla spalla» hanno detto gli stilisti poco prima di mandare in passerella un esercito di scombinati giovanotti che indossavano capi ben scolpiti dal collo all’omero e sotto costruiti con allegra scioltezza nei tessuti doppiati trattenuti da un’ampia bottoniera sul davanti. «Un sandwich con un cumulo di bottoni pronti per essere slacciati» hanno spiegato i due creatori con un guizzo d’ironia purtroppo assente in altre collezioni.
È il caso per esempio di Miu Miu, linea giovane di Miuccia Prada che l’altra sera ha sfilato nella villa di via Melzi d’Eril dove ha avuto inizio il meritato successo della griffe. Stavolta la grande signora del made in Italy ha proposto curiosi pantaloni con una specie di sacchetto all’altezza del punto vita abbinati con interessanti camicie fantasia, giacche striminzite, bellissimi sandali e improbabili cuffiette in testa. L’immagine (vista sul videoregistratore nell’impossibilità di assistere personalmente all’evento) sembrava quanto meno negativa: per poveri ragazzi denutriti.
Divertentissima invece la collezione di Moschino che pensa ai nuovi preppie (ovvero gli studenti delle preparatory school americane) capaci di mescolare un completo gessato lavato e stinto come i jeans con una polo sportiva oppure il trench acquarellato con i bermuda stampato a fiori sottili.
Di grande impatto anche nella visione differita la sfilata di Les Hommes, griffe emergente disegnata da due giovani stilisti belgi (Tom Notte e Bart Vanderbosch) che si sono ispirati all’inquietante eleganza del film di Stanley Kubrick Arancia Meccanica.
Strepitosa come sempre C.P. Company, collezione pensata dal cervello fino di Carlo Rivetti. Se Masaccio ha inventato la tridimensionalità cromatica negli affreschi lui ha creato qualcosa di molto simile nella colorazione dei suoi capi.

Grazie a una nuova tecnica di tintura veloce che prevede l’uso nella stessa vasca dei coloranti tradizionali e dei pigmenti naturali, le giacche cambiano radicalmente aspetto e si risparmia acqua dimezzando l’inquinamento.

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