Dal sogno della green way a Via dei Tigli (senza... tigli)

Incontro sui "Colori del verde urbano", tenuto a Potenza nell'ambito di "Architettura Città Territorio"

I colori del verde urbano: a Potenza, 100 ettari e non "sentirli". Occorre una pianificazione più attenta
Dal sogno della green way a Via dei Tigli senza... tigli
Verde censito e verde "percepito", orti urbani e il sogno della green way, gli errori del passato e il bisogno di pianificare il verde urbano avvalendosi di professionalità specifiche. Queste alcune delle suggestioni dell'incontro sui "Colori del verde urbano", tenuto a Potenza nell'ambito di "Architettura Città Territorio", l'evento che celebra il trentennale dell'Ordine degli Architetti del Potentino, rappresentati per l'occasione da Anna Verrastro: "La questione del verde urbano è centrale nell'ottica della qualità della vita di una città e del benessere dei suoi abitanti. Piccoli interventi ben progettati innalzano notevolmente la percezione di un patrimonio che esiste ma non è avvertito come valore. Bisogna creare un maggior legame tra il cittadino e il verde, spingendo magari verso uno scatto culturale dal basso, che può tradursi nell'adottare un'aiuola, un pezzo di giardino o uno spicchio di parco".
Il caso emblematico di una natura urbana poco percepita è rappresentato dalla città di Potenza. Nel solo perimetro urbano, come ha sottolineato l'architetto Giancarlo Grano, responsabile dell'Ufficio Verde del Comune, ci sono ben 100 ettari di patrimonio naturalistico: "Per gestirli ci vorrebbero 500.000 euro l'anno, e invece disponiamo appena di 100.000 euro. Eppure l'Amministrazione continua a crederci: il Parco dell'Europa Unita, quello di Macchia Romana (nei prossimi mesi sarà ultimato) e il Parco fluviale (a giorni verrà assegnato un primo lotto) ne sono la testimonianza. Il sogno è la green way, un grande anello verde per il quale occorrerebbero 10 milioni di euro". La realtà, invece, parla di interventi non sempre puntuali sotto il profilo della scelta e della manutenzione delle piante, nonostante dal 2004 esista un Regolamento sul verde urbano. E così in Via dei Tigli sono rimasti solo i tronchi delle piante, in altre zone si vedono alberi tipici del clima marittimo (che magari cedono sotto il carico della neve) e anche in tempi recenti si fanno scelte davvero poco comprensibili (vedi la famosa palma di Largo Pignatari). "Professionalità specialistiche devono poter operare fin dalla fase della pianificazione - ha evidenziato Cinzia Boffa, dell'Ordine dei dottori agronomi e forestali della provincia di Potenza -. Occorre considerare i parametri storico-paesaggistici, la messa a dimora di specie autoctone, fino ad arrivare ad un vero e proprio catasto del verde urbano, che archivi e diffonda conoscenza e sia aggiornato periodicamente".
Tanti i parametri da considerare per pianificare interventi sostenibili, magari con l'aiuto di software dedicati come quello presentato da Alberto Petrone. Evitare sprechi economici e scelte che si rivelerebbero più dannose che benefiche è possibile, come hanno confermato Giuseppe Falconieri (Ordine degli agronomi) e Pietro Civale, della Codra Mediterranea.
"Un approccio multidisciplinare è quantomai necessario, così come un drastico cambio culturale - ha concluso Bartolomeo Di Chio, docente dell'Università degli Studi della Basilicata -. Il verde va valorizzato, deve tradursi in stimoli sensoriali per la popolazione. Solo così potrà essere percepito e partecipato anche dal privato. Gli orti urbani non sono fantascienza.

Anche iniziare da un balcone fiorito e ben tenuto può aumentare la percezione del senso di vivibilità, fino ad arrivare ai green roof o altre forme più complesse, per le quali figure specialistiche tradizionali o innovative (che l'Università forma) sono assolutamente necessarie".

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