Soldati e il lago della sua letteratura

Prime edizioni e lettere per riscoprire uno scrittore "americano" e "provinciale"

Soldati e il lago della sua letteratura
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Ieri era, sulla facciata dello storico Albergo Orta, appoggiato sull'acqua del lago e ormai chiuso da anni un po' come fossimo dentro Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore, quando d'estate i muri sulla banchina del porto diventano lo schermo per i film all'aperto - è stato proiettato il cortometraggio di 17 minuti Orta Mia che Mario Soldati scrisse e girò nel 1960, quando dopo 25 anni tornò al paesino che lo aveva ospitato per un breve periodo da giovane, per celebrarne la piccola stazione dei treni, il bar del corso e gli abitanti di Orta Miasino. Ma siccome nella prima inquadratura del documentario le ultime quattro lettere del cartello di località sono nascoste da un albero, lo scrittore-regista pensò di lasciare il titolo così: Orta Mia. Una beffa sentimentale, com'era nel suo stile. Elegante e ironico.

Qui a Orta Mario Soldati ci arrivò la prima volta (in bicicletta...) con l'amico Mario Bonfantini. E qui decise di rifugiarsi per un paio d'anni, il 1933 e il '34, dopo l'insuccesso del film Acciaio (a cui aveva collaborato come sceneggiatore) per dedicarsi completamente alla letteratura. Qui scrisse America primo amore e varie altre cose, tra cui la prima parte de La confessione; poi il regista Mario Camerini lo richiamò a Roma. E oggi, dopo altri 25 anni, ma dalla morte, Mario Soldati (1906-1999) torna ancora una volta nella sua Orta, dove i turisti incantati dal reportage che nel 2012 il New York Times dedicò alla «piccola sorella segreta dei laghi italiani» - sono aumentali, di estate in estate, in maniera esponenziale.

E ci torna con una piccola mostra, ma che regala molte sorprese, al Palazzotto di Orta San Giulio, nella piazza del paesino, di fronte all'isola: Non solo copertina. Proprio tutti i libri di Mario a cura di Roberto Cicala e della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori (ha aperto ieri ed è visitabile fino al 23 giugno). Fra bauli, borse da viaggio, cartoline, lettere, documenti (alcuni provenienti dai fascicoli dell'archivio storico Mondadori, altri dal figlio di Soldati, Wolfango) e fotografie ritrovate a Orta, conservate dai molti amici che l'autore aveva sul lago (un paio di giorni fa un albergatore di qui ha portato delle vecchie immagini del padre a tavola con lo scrittore...), ecco tutte le prime edizioni delle opere di Soldati, dalla raccolta di racconti Salmace (uscita dall'editore La Libra nel 1926) all'opera omnia curata da Cesare Garboli per Rizzoli nel 1994 fino ai libri che negli ultimi anni, quando i grandi editori lo avevano un po' dimenticato, pubblicò con le edizioni novaresi Interlinea di Roberto Cicala.

Il quale oggi ha sessant'anni e conobbe Soldati a metà degli '80. «Lo incontrai la prima volta proprio a Orta. Lui era già anziano e ci veniva per una commemorazione dell'amico Mario Bonfantini col quale negli anni Trenta aveva deciso di venire qui; o meglio a Corconio, una frazione di Orta San Giulio. Quel giorno aveva parlato dell'amicizia nata negli anni dell'università e della rivista La Libra, che facevano con Emanuelli e Garrone; e poi i viaggi a Torino e Milano in bicicletta a cercare editori, le letture incrociate per correggersi a vicenda i testi, le confidenze bevendo vini piemontesi sul terrazzo di Corconio. Ricordo che dopo pranzo avrebbe voluto giocare a scopone, ma io non ero capace e benevolmente alzò il bastone su di me per rimproverarmi, lui ultraottantenne io venticinquenne... Glielo ricordai quando da editore, con Interlinea, gli pubblicai per i suoi 90 anni un racconto ambientato a Natale sul lago, Tentazioni. Il giorno in cui il libretto uscì, e ormai non camminava quasi più, mi telefonò per ringraziarmi. Era commosso».

Tra i pezzi più curiosi in mostra, ne scegliamo una manciata. Una lettera inedita del maggio 1936 in cui Soldati parla alla madre di suoi problemi con regime e del fatto che era stata rifiutata la sua richiesta di iscrizione all'Ordine dei Giornalisti (forse perché era amico di Carlo Levi e Bonfantini, è il sospetto dello scrittore). Una lettera che scrisse nel 1982 per lamentarsi che Mondadori non aveva accettato la proposta di raccogliere i suoi reportage ai Mondiali di calcio in Spagna, titolo che poi sarà un successo col titolo Ah! Il Mundial! per Rizzoli nel 1986. Il dattiloscritto con le correzioni a pennarello del romanzo L'incendio, uscito da Mondadori nel 1981. Il numero di Epoca del 1966 con una lunga e bellissima intervista di Guido Gerosa a Soldati in occasione dell'uscita del romanzo La busta arancione (lì accanto c'è anche il parere di lettura di Domenico Porzio che parla di «Soldati at the best»).

E il biglietto d'invito della casa editrice Mondadori per la festa alla famosa villa di Meina, sul lago Maggiore in occasione della vittoria del premo Campiello per il romanzo L'attore. Fu quando era il 1970 Mario Soldati scandalizzò tutti dicendo che era contento soprattutto per i soldi. Che il suo libro disse meritava tutti. E aveva ragione. Fu un best seller.

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