Sonic Youth, l’avanguardia è «over fifty»

Il marchio Sonic Youth risale ai primi anni ’80 e se sommate l’età dei suoi componenti si superano i 200 anni. Eppure, Thurston Moore (chitarra e voce), Kim Gordon (basso e voce), Lee Ranaldo (chitarra) e Steve Shelley (batteria), la banda di musica alternativa più longeva della storia, rappresentano ancora oggi un imprescindibile punto di riferimento in materia di avanguardia applicata al rock. Sperimentatori patentati, fra i gruppi più prolifici e imitati di sempre, i quattro della «Gioventù Sonica», eredi del punk-rock (le cui origini affondano però nella classica d’avanguardia), continuano a osare rimanendo in bilico tra armonie e dissonanze, fedeli (nonostante il passaggio dalla scena indipendente alle multinazionali del disco) a un art-rock’n’roll, nel quale convivono ricerca strumentale, melodia e rumore.
In concerto stasera all’Alcatraz di via Valtellina (ore 21, ingresso 25 euro), saranno poi domani al Museion di Bolzano per la première di «Sonic Youth etc.: Sensational Fix», la mostra di scena (fino al 4 gennaio) che indaga la relazione dei «Sonici» con colleghi, artisti, scrittori, film-maker e designer (tra gli altri, Mike Kelley, Cindy Sherman, Rita Ackermann e William S. Burroughs) e svela una possibile storia alternativa della cultura contemporanea, discutendo in modo critico la divisione tra arte «alta» e «popolare».
Musicalmente parlando, il quartetto newyorkese ha un’unica parola d’ordine: molteplicità dello stile nell’unità dell’arrangiamento. Gli ingredienti sono infatti gli stessi di sempre: canto freddo e distaccato, corde tese al limite della distorsione rumorista, intrecci caotici di contrappunti, ripetizione ossessiva di accordi, percussività insistente, effetti stranianti e atmosfera di suspense. Singoli pilastri di un’architettura sonora che ha lasciato un segno indelebile.

«Daydream Nation», l’album capolavoro del 1988 (nonché cruda meditazione sulla desolazione dell’esistenza contemporanea), è stato inserito nel National Recording Registry ed è ora conservato nella Library of Congress, la biblioteca nazionale degli Stati Uniti, in quanto considerato una registrazione che ha fatto la storia della musica americana.

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