"Sono un italiano un italiano vero"

"La cittadinanza? Non l'ho mai cambiata: italiano ero e italiano sono rimasto. Ogni cinque anni vado al Consolato e rinnovo tutti i documenti. Avrei ogni diritto di diventare tedesco, ma ho voluto tenermi qualcosa di importante dal paese dei miei genitori"

"Sono un italiano un italiano vero"

«La cittadinanza? Non l'ho mai cambiata: italiano ero e italiano sono rimasto. Ogni cinque anni vado al Consolato e rinnovo tutti i documenti. Avrei ogni diritto di diventare tedesco, ma ho voluto tenermi qualcosa di importante dal paese dei miei genitori». Giovanni Zarrella, «italiano vero», in realtà è nato in Germania, a Hechingen, una cittadina di 20mila abitanti dalle parti di Stoccarda. In qualche intervista si è definito «metà svevo (la Svevia è appunto la regione intorno a Stoccarda; ndr) e metà meridionale». Ma oggi a Nord delle Alpi è soprattutto l'uomo che ha riportato l'Italia, e le canzoni in italiano, in testa alle classifiche musicali, nel posto un tempo occupato da Toto Cutugno o dai Ricchi e Poveri. Il suo ultimo album, La Vita è bella, è uscito in estate e da allora è ai primi posti delle chart, non solo in Germania, ma anche in Svizzera e in Austria, con tanto di immediato disco d'oro e marcia trionfale verso quello di platino. Il disco, come l'interprete («Quando sono in Italia mi sento tedesco, quando sono in Germania sono italiano»), è un incrocio tra due mondi. Zarrella, che nel recente passato ha portato al successo canzoni e «cover» come Viva la Mamma di Bennato, ha preso alcuni dei più conosciuti Schlaeger tedeschi (sono le hit, i grandi successi) e li ha tradotti nella nostra lingua. «Merito di un paroliere come Stefano Maggio», dice. «E anch'io gli ho dato una mano. Conosco le parole che per i tedeschi non possono mancare in una nostra canzone: cuore, amore, bacio, dolce vita».

TALENTO E FAMIGLIA

Zarrella e i suoi successi hanno fatto rivivere una passione mai sopita, quella che i vicini del Nord nutrono per la nostra lingua e la nostra musica (o almeno una musica che suoni nostra). La liaison ha avuto capitoli di alta letteratura, come Le confessioni di Felix Krull, il romanzo di Thomas Mann, in cui il protagonista a un certo punto intona un peana: «Sono innamorato di questa lingua, la più bella del mondo. Ho solo bisogno di aprire bocca e involontariamente diventa fonte di tutta l'armonia di questo idioma celeste. Sì, caro signore, per me non c'è dubbio che gli angeli in cielo parlano italiano. Impossibile che queste beate creature si servano di una lingua meno musicale». Se dai Premi Nobel si scende un po' più terra terra l'inclinazione teutonica è testimoniata da canzoni come Capri Fischer, il pescatore di Capri, scritta addirittura nel 1943 ma destinata a fare da colonna sonora alle vacanze teutoniche nel Sud per i 25 anni successivi. Tutti i tedeschi la conoscono, almeno per detestarla come puro esempio di kitsch musicale: «Quando a Capri il rosso sole sprofonda nel mare...».

Di suo Zarrella, classe 1978, ci mette una storia familiare tipicamente e tradizionalmente italo-tedesca, ma anche una modernissima capacità di navigare tra i più recenti generi e tendenze dello show-business. «Mio padre era un Gastarbeiter come tanti», racconta. «Lui viene da Maddaloni, mamma da San Mango sul Calore». Proprio come centinaia di migliaia di lavoratori oggetto dell'accordo del 1955 tra i governi di Roma e Bonn (allora) papà Zarrella è uno degli italiani del Sud in cerca di occupazione che trova lavoro in una fabbrica tedesca. «Poi, però, con mamma decisero di aprire una gelateria e più tardi un ristorante. La passione per lo spettacolo l'ho ereditata da lui: tutti i sabati sera tirava fuori la chitarra e iniziava a cantare per i clienti».

Quando Giovanni è adolescente la famiglia si trasferisce per un po' a Roma, dove i genitori avevano già vissuto. «A me però mancavano gli amici che avevo lasciato in Germania e poi, abituato in una piccola città mi sono trovato catapultato in una metropoli». La decisione di tornare a Nord è benvenuta da tutti. Unico rammarico: la rinuncia alla maglia della Roma, visto che il giovane Zarrella si è messo in luce nei campionati giovanili e gli osservatori giallorossi lo tengono d'occhio. Zarrella finisce allo Stoccarda (oggi nella serie B tedesca). «È rimasta la passione per la squadra romana, e ancora oggi io e mio figlio quando possiamo andiamo all'Olimpico a vederla giocare».

Per Giovanni la via del successo passa dalla tv e dai tanti talent-show che spopolano sui canali televisivi dell'Europa intera. Nel 2005, quando conosce una modella brasiliana destinata a diventare sua moglie, Jana Ina, un altro salto di qualità: 10 puntate di un docu-reality, «Just Married», Freschi sposi, che racconta i primi mesi della vita familiare. E poi ancora «Jana Ina & Giovanni, Siamo rimasti incinti» in onda sul Canale Prosieben che racconta passo dopo passo la gravidanza della donna e la nascita del primogenito della coppia. Infine è la volta di «Jana Ina & Giovanni-Pizza, pasta e amore» (tutto in italiano nel titolo originale), altro successo che racconta la vita della coppia, la scelta della casa e l'apertura di un loro ristorante.

L'ESEMPIO FIORELLO

Nel frattempo Zarrella mette a frutto l'esperienza di calciatore conducendo un programma sportivo e in occasione dei campionati mondiali del 2010 rappresenta i colori italiani in un concorso a eliminazione. Nella finale batte Stefan Raab, noto conduttore tv, alfiere della Germania e, come ovvio, favorito dal giocare in casa. Il fatto è che Giovanni ai tedeschi è molto simpatico. Merito della sua naturale capacità comunicativa, e un po' perché è l'italiano così come se lo immaginano a Nord delle Alpi: bello, sorridente, tutto canzoni e famiglia. In Germania l'immagine del nostro Paese è negli ultimi anni cambiata, ma forse solo in superficie: i commentatori dei giornali più seriosi si interrogano sulla nuova anima italiana, in cui si riflette una popolazione con l'età media più alta d'Europa e che sembra aver perso la fiducia nel futuro; riviste popolari e canali tv insistono però su cliché ben noti: gli italiani sono sempre gli eterni «Pappagalli» che negli anni '50 riempivano i racconti delle turiste nordiche sull'Adriatico. È l'immagine speculare a quella che in Italia si ha dei tedeschi, sempre un po' rozzi e ineleganti, tutti birra e salsicce.

Comunque sia, tra gli stereotipi incrociati di due popoli che si frequentano da sempre ma si conoscono pochissimo, Zarrella ha saputo fin qui navigare a proprio agio. E adesso è pronto a coronare quello che è un sogno di qua e di la delle Alpi. «Ho appena visto, come tutti gli italiani che vivono qui in Germania, il Festival di Sanremo.

Ecco, se c'è un personaggio a cui mi piacerebbe assomigliare è Fiorello. Come lui sono pronto al mio show del sabato sera. Non c'è ancora nulla di concluso, ma sono in trattative con un canale televisivo. Spero di arrivarci presto».

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