(...) Lunedì pomeriggio la 16enne - una ragazzina figlia di unalbanese e di un italiano, una famiglia regolare che non ha mai avuto problemi di alcun genere - insieme a una amica di 15 anni italiana, entra allUpim di via Spadari, allangolo con via Torino. Un giro tra i reparti, uno sguardo dintesa e qualche altro furtivo qua e là, fino a far scivolare veloce i cosmetici nella borsetta. A notare immediatamente la scena, però, sono gli addetti alla vigilanza e allantitaccheggio che bloccano le due ragazze e chiamano la direttrice del grande magazzino.
Le due giovani vorrebbero scomparire dalla faccia della terra: erano partite con lidea di fare qualcosa di proibito, di provare unemozione diversa dalle solite, di passare come furbette, e, guarda un po, adesso che le hanno «beccate» in flagranza devono fare la figura delle ladruncole.
Vengono convocati i genitori delle due adolescenti, ma ad arrivare per primo è il papà della 15enne. Luomo si offre di pagare tutta la merce rubata (che è ancora del tutto intatta e confezionata) per un valore totale di 90 euro, ma la linea aziendale sembra irremovibile: le due amiche saranno denunciate per furto.
È a quel punto che la 16enne, che di carattere è un po ansiosa, si sente male, si accascia a terra e così, oltre ai carabinieri, sul posto viene chiamata anche unambulanza del 118. Poi, tra lacrime e spavento, è il genitore dellamica a offrirsi di accompagnarla a casa.
Naturalmente, venuti a conoscenza dellaccaduto, i genitori rimproverano la figlia 16enne. Tuttavia la mamma, unalbanese di 38 anni e il papà, italiano 56enne, che conoscono bene il temperamento della figlia, cercano anche di tranquillizzarla. «Su, non è successo niente» le ripetono.
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