Fine anno, tempo di bilanci per tutti, ma soprattutto per Katia Ricciarelli che nel 2009 ormai alle porte festeggerà quarant'anni di carriera. Un bilancio appena messo nero su bianco nelle pagine della sua biografia «Altro di me non saprei narrare», parole non a caso scelte tra quelle pronunciate da Mimì nella «Bohème», opera che per la Ricciarelli è sinonimo di debutto: «Quarantanni di carriera credo siano veramente tanti. Così, dopo varie riflessioni, mi sono riproposta di raccontare delle cose che non avevo detto mai - spiega il soprano -. Questo libro in fondo è un romanzo, perché la mia vita è in sé un po romanzesca. Ho affrontato tante vicissitudini: la povertà, la tragica morte di una sorella. Ho parlato della mia infanzia perché lo dovevo a mia madre che tanto ha lavorato per aiutarmi, ma non volevo fare del pettegolezzo, tanto che nel capitolo Pippo ho scelto di mettere solo fotografie».
Un bilancio positivo dunque, almeno dal punto di vista artistico: «Ho fatto sicuramente delle cose che non sono piaciute, ma credo sia impossibile piacere sempre a tutti - osserva -. Adesso però, dopo tanti anni, mi rendo conto che ho fatto anche cose importanti. Prima non mi ascoltavo mai, ma adesso che ho un po più di tempo, allora ogni tanto vado a sentirmi e ci sono delle volte che mi dico ma questa cosa mi è venuta davvero bene!».
Un desiderio, quello di fare un po il punto della situazione, che non deve far pensare alla Ricciarelli come ad una diva ormai rivolta solo al passato. Anzi. Lagenda per il prossimo anno è già fitta di impegni, a partire dall1 gennaio quando, proprio a Milano, la sua voce da soprano risuonerà nella chiesa di SantAlessandro accompagnata dal tenore Francesco Zingariello, ieri suo allievo, oggi collega e docente a sua volta. «Di solito a casa ci sto così poco che le feste preferisco trascorrerle in famiglia - ammette Katia -, però il fatto che fossi qui a Milano, dove manco da tanto tempo, ha reso la proposta tanto affascinante da indurmi ad accettare con gioia limpegno per questo concerto». La promessa e la speranza è quella dellinizio di una proficua collaborazione con il comune milanese dove la cantante di Rovigo ha vissuto e lavorato a lungo.
«Lopera non la faccio più, perché ritengo che il confronto con se stessi sia la cosa più stupida. Però ho in programma molte serate come quella di Capodanno che permettono di dialogare con il pubblico, raccontargli come hai scelto di cantare quel brano, chi l'ha scritto e perché».
Poi la Ricciarelli chiama in causa due temi che le stanno a cuore: i giovani e i costi degli allestimenti dellopera: «Lho sempre detto e ora ne sono più che mai convinta: spazio ai giovani! Siamo noi adulti che dobbiamo andare loro incontro e spiegare cosa li invitiamo a vedere. Mi ricordo che quandero direttore artistico a Lecce andavo a cercare i ragazzi e li portavo a teatro. Su 100 almeno 50 tornavano. Poi - prosegue - credo che i costi vadano veramente abbassati. È importante offrire il meglio a livello canoro e musicale, ma nelle scenografie non cè bisogno di tutto quel fasto visivo che, anzi, rischia di distogliere dalla musica e dal canto». E se comincerà il 2009 dedicandosi al suo primo amore, la lirica, questo non significa che la Ricciarelli rinuncerà alleclettismo che da sempre a contraddistinto la sua carriera: i primi mesi del nuovo anno la vedranno in teatro impegnata nellinterpretare la vera storia delle comiche e altrettanto commoventi vicende di Florence Foster Jenkins, la peggiore cantante del mondo. Non solo.
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