Ci sono delle espressioni tanto celebri da essere comuni a tutti gli italiani. Nessuno ha dubbi sul da farsi davanti una "carta bianca" o, ancora, come fare "il militare a Cuneo" è spesso sinonimo di uomo di mondo. Si tratta di frasi nate dalle battute presenti nei film con Totò, uno degli attori che ha aperto il campo alla comicità regionale, pur restando patrimonio culturale indiscusso per tutti gli italiani. Un principe vero e un principe metaforico, quello della risata: Antonio De Curtis non è semplicemente un simbolo, ma un ricordo tangibile anche per chi non è vissuto nella sua contemporaneità.
Totò, del quale oggi ricorrono i 118 anni dalla nascita, rappresenta innanzitutto una comicità alla portata di tutti. Un po' perché l'italiano regionale di Totò non indulge nel dialetto, come invece capita sempre più spesso negli ultimi decenni, ma si avvale solo di un'intonazione partenopea, divertente e accessibile a una vastissima platea. Inoltre, Totò ha raccontato l'Italia attraverso la risata: dalla furbizia de "I soliti ignoti" all'incomprensione dell'unitarietà della nazione in "Totò, Peppino e la malafemmina", fino al rigetto del nazismo postbellico ne "I due colonnelli". Il suo ultimo film però non fu una commedia, ma quello che lui stesso definì alla moglie, nel racconto delle riprese, "uno strano film": "Uccellacci e uccellini" segnò la consacrazione completa di Totò come filosofo. Fino ad allora, la sua filosofia non era stata così evidente: le sue risate non seppelliscono, ma riescono a trasformare completamente il modo di fare cinema.
Tra gli aneddoti raccontati in relazione alle pellicole che vedevano le cast Totò e Peppino De Filippo, c'è quello secondo cui i loro
copioni fossero sempre vuoti: spazio all'improvvisazione per i due istrioni che, tuttavia, disertavano sempre le riprese che avvenivano prima della tarda mattinata. La ragione? È così difficile far ridere la mattina presto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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