«Un caratteraccio. Scontroso, solitario, cupo. Un vero orso». E che a definirlo con tanta disinvolta confidenza non sia un musicologo, ma un attore, la dice lunga. Perché l'interesse tutto speciale di Un bacio sul cuore - lo spettacolo su Giuseppe Verdi, in scena a Caracalla a Roma il 9 e 10 prossimi - sta proprio in questo: «Nel raccontare il celebre operista oltre la sua celebrità - riassume Michele Placido, interprete, autore (con Giulia Calenda) e regista -; il mito al di là del mito».
Insomma: per una volta Verdi non sarà il compositore di Aida; ma l'uomo, il marito, l'amante.
«Proprio così. Attraverso il fittissimo e rivelatore epistolario intimo fra lui, la moglie Giuseppina Strepponi e l'amica Teresa Stoltz, io e Isabella Ferrari cercheremo di dar voce all'uomo Verdi. Soprattutto nel suo rapporto con le donne: altalenante, colmo di nobili pudori ma anche d'inattese, meschine grettezze».
Verdi e Margherita Barezzi, la prima moglie: morta a 26 anni.
«Un fantasma che una sciagurata catena di lutti (la morte di due figli a due soli mesi di distanza, quindi la morte di lei, dopo altri otto) incomberà su Verdi per tutta la vita. Secondo me fu Margherita, la vera donna di Verdi. Non ne parla mai, nelle lettere non ne fa quasi il nome, ma quella presenza si avverte lo stesso. E penso abbia condizionato tutte la sua seguente vita affettiva, rendendola complessa e tormentata».
Verdi e Giuseppina Strepponi. Seconda moglie devotissima, adorante. E intelligente.
«Ma lui aspettò 12 anni, prima di sposarla. Se la portò in casa more uxorio (e nonostante lei avesse uno o due figli segreti) scandalizzando i bravi abitanti di Busseto. Una situazione nella quale io, che ho sconvolto tanti bacchettoni sposando una donna più giovane, mi sono totalmente riconosciuto. Lei l'adorò sempre: contribuì a lanciarlo, lo introdusse nei migliori salotti. Ma lui la trattava malissimo: la rimproverava di non saper gestire la servitù, scatenava collere epiche per dei nonnulla».
Verdi e Teresa Stolz: il pettegolezzo più chiacchierato della storia dell'opera.
«Generazioni di storici ci si sono scervellati sopra: erano amanti o no? Noi pensiamo di si. Dopodichè la Peppina - troppo intelligente e troppo innamorata - finse di considerare la Stolz solo una cara amica. Teresa accolse la finzione, Verdi - che in pubblico ostentava tanta onestà e rettitudine - preferì glissare, e l'ex amante, spesso ospite in casa loro, finì per seppellirli entrambi».
Insomma: che uomo viene fuori da questo Un bacio sul cuore?
«Un uomo complicato, contraddittorio. E proprio per questo affascinante. Fino al finale: l'apparizione di Margherita, che gli dedica una tenerissima lettera d'amore. L'unica inventata di tutto lo spettacolo».
L'estate di Michele Placido proseguirà all'insegna dei grandi geni.
«Sì: a settembre, in Piazza Grande a Mantova, nelle celebrazioni per Luciano Pavarotti, leggerò la sua ultima lettera alla piccola figlia Alice. Una cosa che, come padre di famiglia, mi commuove molto. Quindi a Ravenna farò Quali colombe, recital di letture dantesche. Infine, assieme a Sergio Rubini, inizierò le prove dello Zio Vania di Cechov, che debutterà in teatro a novembre, con la regia di Marco Bellocchio».
E il suo film La scelta, ispirato a
«Avrà per protagonista Charlotte Gainsbourg, e racconterà la storia di una donna rimasta incinta in seguito ad una violenza, e lacerata fra l'idea di abortire e quella di tenere il piccolo. Un altro dramma interiore».
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