Da una parte ci sono le donne che accusano Brizzi di molestie e chi, come l'ex Miss Italia Clarissa Marchese, racconta la sua vicenda, ricordando quella volta in cui "mi chiese di spogliarmi perché per farmi lavorare doveva fidarsi di me". Dall'altra gli amici e alcuni colleghi del regista, che nel bezzo della bufera e dopo le rivelazioni fatte alle Iene chiedono però di ragionare e attendere.
Sono pronti "a mettere la mano sul fuoco sull'innocenza del regista romano", scrive Il Messaggero. E tra di loro ci sono nomi come il collega Massimiliano Bruno, che dice di dovergli "il lavoro nel cinema" e parla di lui come di "una persona bravissima, corretta e generosa", sospendendo il giudizio in attesa che a condannare Brizzi sia la giustizia e non l'opinione pubblica.
Un'opinione condivisa anche da Federica Lucisano, produttrice italiana che ha realizzato i primi cinque film del regista.
"Con me si è sempre comportato in maniera ineccepibile", spiega, aggiungendo di far fatica a "credere a tutto quello che sta emergendo".Ed è il comico toscano Paolo Ruffini a chiedere di non giudicare "davanti alle telecamere". "Le denunce - dice - si fanno alla magistratura, la tv non può trasformarsi nella Corte d'Assise".
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