Un anno di cinema. I migliori e i peggiori film del 2014

Vince "Boyhood", film anticommerciale. Nymphomaniac, del maestro Lars von Trier, piace solo agli snob

Un'immagine del film Boyhood
Un'immagine del film Boyhood

Nonostante il box office sia in calo rispetto allo scorso anno, il cinema continua ad appassionare un pubblico fedele, non solo di cinefili. In un anno particolarmente ricco di film, ecco quali sono i migliori e i peggiori della stagione secondo i critici del Giornale . Tra le sorprese positive, Il giovane favoloso di Mario Martone su Giacomo Leopardi che, nonostante il soggetto difficile, ha portato tanta gente nelle sale. Tra le sorprese negative invece Jim Jarmush con Solo gli amanti sopravvivono , Laurent Cantet con Ritorno all'Avana e Jean Luc Godard con Addio al linguaggio.

Non c'è niente di più soggettivo che il giudizio su un film. La classifica che trovate qui sotto, lascia fuori titoli forse più meritevoli ( Ida e Viviane, su tutti) , ma cerca di premiare pellicole che, per vari motivi, hanno detto qualcosa di diverso rispetto ad una media artistica sempre più in caduta libera.

10) Grand Budapest Hotel. Un cast meraviglioso, per un film a metà tra favola e operetta. Wes Anderson dimostra un passo in più per cura dei dettagli, eleganza, giocosità e voglia di inventare cinema. Insegnamento? Non è sempre la storia a fare la differenza.

9) Il giovane favoloso. È il film italiano del 2014, che ha anche un merito non da poco: ha portato in sala, pur con un soggetto non commerciale, numerosi ed eterogenei spettatori. Merito del fascino del «giovane favoloso» Leopardi e di un regista, Martone , che faremmo bene a tenerci stretto. Non sarà stata, magari, la nostra pellicola più bella, ma sicuramente è quella a cui dobbiamo tutti essere più grati.

8) Lo sciacallo. Il cinismo dei media ritratto in questo meraviglio affresco di Dan Gilroy, interpretato da un inquietante Jake Gyllenhaal, nei panni di un talentuoso avvoltoio della videocamera, capace di passare sopra tutto e tutti pur di portare a casa uno scoop e lo share. Attuale.

7) 12 anni schiavo. Ha vinto tre premi Oscar, compresa la statuetta per il miglior film. Certo, Steve McQueen aveva fatto di meglio, in passato, dietro la macchina da presa. Però, è innegabile che la storia della schiavitù di Solomon Northup sia un pugno nello stomaco per brutalità.

6) Dallas Buyers Club. Più del film, va premiata la straordinaria interpretazione di Matthew McConaughey, attore dell'anno, dimagrito di dodici chili per dar volto a un rude cowboy che scopre di essere ammalato di Aids.

5) Her - Lei. Una bella provocazione su quanto potrà accadere in un futuro sempre più prossimo, con uomini che si innamorano dei sistemi operativi e ci escono a cena. La rappresentazione che Jonze mostra delle relazioni umane fa riflettere. Certo, si può obiettare che lo scenario sia assurdo. Ma come comunicava la nostra società, solo pochi decenni fa?

4) La spia. Il film del grande rimpianto, per la prematura scomparsa dell'indimenticabile Philip Seymour Hoffman, che anche in questa avvincente spy story dimostra il suo smisurato e «maledetto» talento .

3) Nebraska. Un bianco e nero nostalgico e malinconico, di Alexander Payne, che incornicia una delle storie padre-figlio più delicate e intense della storia del grande schermo. Con un meraviglioso Bruce Dern, la cui emozionante interpretazione dovrebbe essere mostrata ad ogni aspirante attore e a qualche consolidata star.

2) L'amore bugiardo. Sembra un film di Hitchcock , ma c'è tutta la classe del maestro David Fincher, capace di giocare a scacchi con il pubblico, spiazzandolo ad ogni inquadratura, confezionando un thriller sorprendente per colpi di scena, che ritrae una coppia borghese in rottura. Lui è accusato di aver fatto sparire la moglie, ma è solo la prima mossa sulla scacchiera.

1) Boyhood. Senza dubbio, il film del 2014; anzi, del decennio, visto che è stato girato in 12 anni.

È il modo, fuori da ogni logica commerciale, scelto da Linklater per raccontare i cambiamenti fisici del suo protagonista, in questo romanzo di formazione che racconta l'America e i suoi mutamenti sociali e politici. Il cinema alla sua massima espressione artistica.

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