Bob Dylan testimonial Chrysler al Superbowl

La casa automobilistica sceglie un'altra icona Usa per la partita più seguita dell'anno. In media uno spot costa 4 milioni di dollari per 30 secondi

Bob Dylan testimonial Chrysler al Superbowl

Chi sarà il nuovo testimonial della Chrysler che verrà lanciato in occasione della seguitissima finale del Superbowl? Secondo le indiscrezioni si tratta di Bob Dylan. Il famoso cantautore, infatti, lancerà la nuova Chrysler 200. Si rinnova, così, la tradizione della casa automobilistica di Detroit di puntare su icone rigotosamente americane per lo spot durante la partita dell'anno. Dylan, infatti, segue Eminem che sempre con la Chrysler 200 introdusse il famoso "Imported from Detroit", Clint Eastwood con il popolare "Half Time in America", e Berry Gordy, il fondatore della Motown che lanciò lo slogan "We are Motown, and this is what we do". Con Dylan Chrysler punta a mantenere alta la reputazione guadagnata durante il SuperBowl, dopo la "prima" di Eminem. Vedremo se ci riuscirà, ma le premesse sono più che buone. Dylan, che comparirà personalmente nello spot Chrysler, sarà presente anche in quello dello yogurt Chobani, con la canzone del 1966 "I want You".

Per il mercato pubblicitario il Superbowl è il momento più atteso dell’anno e ogni società punta a stupire con effetti speciali. Gli spot durante la partita, infatti, valgono milioni di dollari. Gli spazi pubblicitari sono esauriti da mesi e il prezzo medio è di 4 milioni ogni 30 secondi. Ogni anno, però, c'è la coda per conquistare un posto, sia sugli spalti dello stadio che ospita la finale (nonostante in media un biglietto costi 6mila dollari), sia per gli spot. La popolarità dell’evento dal punto di vista pubblicitario è talmente elevata che anche gli spot che non saranno trasmessi sono molto famosi: è il caso di quello "censurato" di Scarlett Johansson, testimonial di SodaStream, produttore di dispositivi per preparare bevande gassate in casa.

Lo spot dell’attrice è stato censurato da Fox perchè Johansson è troppo sexy nella pubblicità. L'anno scorso, invece, destò scalpore la censura di uno spot che, pur senza mostrare alcuna immagine, pubblicizava il marchio di una casa produttrice di armi.

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