E’ praticamente impossibile non vederla! Un’opera d’arte totalizzante, che invade tutto il campo visivo per quanto è grande. Otto metri di altezza, e 400 frecce conficcate dentro. Accanto una palla grigia poco più piccola. Introno teste di fiere come leoni, tigri, serpenti a completare il messaggio sociale.
Nessuno, però, può esimersi dall' avvicinarsi per leggere la didascalia. La descrizione spiega chiaramente che l’opera: "Maestà Sofferente" è ispirata alla storica poltrona "Up5&6", realizzata dal medesimo artista Gaetano Pesce, ben 50 anni prima, raffigurante in tutte e due i casi il corpo femminile.
Questa volta però, oltre alle dimensioni elefantiache, l’opera è trafitta da 400 frecce: simbolo di denuncia dei continui soprusi e violenze che il corpo femminile subisce quotidianamente.
La centralità della posizione, Piazza Duomo: centro della vita meneghina, ha esposto irrimediabilmente l'istallazione a numerose critiche. E se tutti non hanno avuto nulla da ridire sul tema della violenza di genere; molti hanno avuto delle perplessità sull’estetica dell'opera.
L'aspetto tronfio sembrerebbe confliggere con il messaggio, tanto da surclassarlo. Più dura ancora è stata la presa di posizione del movimento femminista "Non una di meno", che al grido di: «Ceci n’est pas une femme» ha organizzato un flash mob di protesta, per esprimere il proprio dissenso verso chi ha mostrato la rappresentazione di un corpo femminile vittima e non combattente. Oltre che per opporsi alla totale assenza di qualsivoglia riscontro femminile nella fisionomia della poltrona-donna di Pesce.
Forse, senza dover scomodare il filosofo Leibniz e la sua teoria sull’innatismo, possiamo immaginare che la donna vincente si determinerà e verrà fuori proprio dalle
nostre idee e dai diversi punti di vista sull’istallazione. Idee e punti di vista che la porteranno alla luce togliendole il soverchio di dosso, come le frecce e ciò che è di troppo; e che le impedisce di apparire.Segui già la nuova pagina gossip de Il Giornale?
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