Che fallimento questa «Ereditiera» moderna

L'Ereditiera o Washington Square, come recita il titolo originale del libro di Henry James, esce di frequente dal 1949 quando fu allestita da Renzo Ricci e poi da altre attrici sia in tv che sulla scena. Nonché al cinema da una star hollywoodiana come Olivia de Havilland premiata con l'Oscar nel celebre film di William Wyler. Giancarlo Sepe, regista dell'attuale allestimento punta sull'acceso contrasto tra luce e tenebra. Il suo allestimento vive dell'acceso contrasto tra due poli quelli dell'attrazione e della ripulsa. E a ben poco inte- ressa scavare nella psicologia dei personaggi: da Sloper il tirannico custode del capitale famigliare alla scialba figlia Catherine destinata allo zitellaggio, di cui avversa ferocemente la passione per Morris, l'intrapendente funambolo che vuole impadronirsi del suo cospicuo patrimonio. Ridotto all'osso il contesto sociale del libro, lo spettacolo si disperde in un mosaico di picco- le annotazioni rivelandosi incapace di mettere a fuoco questi grandi personaggi. Che invano si agitano dietro lo spauracchio di un ordine ferreamente sbarrato a chiunque voglia entrare a farne parte.

Se ai tempi di Accademia Aker- mann il risultato era raggiunto nel ritratto allucinante di un ordine imposto contro qualsivoglia ingerenza esterna, oggi alle prese col fantasma della società americana primo novecento non c'è più traccia del mondo ossessivo del re- gista. E tutto, ahimé , si concentra sull'anatomia del dettaglio. Insomma un noioso fallimento, peccato.

L'EREDITIERA - Roma, teatro della Comunità.

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