Che pathos nella morte di Romero di Scaparro

Il 24 marzo 1980 fu ucciso in chiesa durante un'omelia, a San Salvador, il vescovo padre Romero che, dopo anni di militanza cristiana fu conquistato dalla teologia della liberazione. Ora la parola illuminata del martire ricompare e comunica alla platea nell'intenso spettacolo di Maurizio Scaparro per la Festa del Teatro di San Miniato. Il testo del commediografo salvadoregno Samuel Ravinsky, ridotto da Eleonora Zacchi, prende le mosse da quel terribile fatto di sangue. Con delle assonanze che fanno pensare a più di un antecedente drammatico, a cominciare da T.S. Eliot. Però non solo all'Assassinio nella cattedrale ma anche al barbaro assassinio di un sacerdote perpetrato dall'Isis nella cattedrale di Rouen. In un'atmosfera rarefatta che si richiama a una sorta di agorà come nei tragici greci, la pièce intitolata Il martirio del pastore si snoda in un lungo respiro drammatico che, grazie alla sapiente orchestrazione, segna una tappa importante nella drammaturgia cattolica. Qua e là abilmente interrotta dalle musiche di scena e dalle canzoni popolari riproposte da Gianni De Feo. Il copione allora assume un andamento di acceso lirismo, aiutato dall'incalzante dizione degli interpreti.

Ovvero dall'alta vocalità di Antonio Salines nelle vesti del protagonista abilmente intrecciato dalla martellante dizione di uno stupefacente Edoardo Siravo nelle vesti dell'Oligarca, sanguinario esecutore del massacro. Con un esplicito richiamo al 24 marzo 2017, giorno in cui Romero verrà proclamato santo.

IL MARTIRIO DEL PASTORE - San Miniato.

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