da Los Angeles
Sarà ricordata per essere stata la cerimonia dei Golden Globes (da sempre premio considerato «leggero» a Hollywood) più politicizzata degli ultimi quarant'anni. Per alcuni si è trattato addirittura del preludio alla candidatura di Oprah Winfrey alla presidenza degli Stati Uniti. La celebre anchor-woman americana ha ricevuto il premio Cecil B. DeMille e ha regalato al pubblico un messaggio di accettazione potente, improntato sulle ingiustizie sociali, di razza e di genere, finito il quale l'hashtag #Oprah2020 su Twitter è diventato virale. Ora le agenzie di scommesse la danno per vincente alle presidenziali del 2020.
E' stato il culmine di una serata dominata da un colore: il nero degli abiti dei presenti, per l'adesione all'iniziativa Time's Up, in segno di solidarietà contro le vittime delle molestie sessuali e per favorire una maggiore equità, professionale e salariale, nei confronti delle donne. «È stato un anno difficile - ha detto Reese Whiterspoon, mentre, accanto a Laura Dern e Nicole Kidman, ha parlato alla stampa dopo aver ricevuto, da produttrice, il premio alla migliore mini-serie televisiva, Big Little Lies -. Non siamo mai stati così uniti a Hollywood, uomini e donne, nel voler esporre le molestie subite».
Big Little Lies ha vinto molto: oltre al Globo per la migliore miniserie anche quelli alla migliore attrice protagonista Nicole Kidman, e ai migliori non protagonisti, Laura Dern e Alexander Skarsgård, ed è una delle tante storie al femminile ad aver vinto in questa serata inaugurale della stagione dei premi 2018. A ottenere il premio più importante infatti, quello al miglior film drammatico è stato infatti Tre manifesti a Ebbing, Missouri, storia di una donna che decide di farsi giustizia quando la figlia viene stuprata ed uccisa e che ha regalato i globi d'oro anche a Frances McDormand, migliore attrice protagonista di un film drammatico, e a Sam Rockwell, migliore attore non protagonista di un dramma.
Migliore commedia è risultata un'altra una storia al femminile: quella della crescita, personale e professionale, di una giovane artista in Lady Bird con Saoirse Ronan, che ha vinto nella categoria migliore attrice brillante.
Altrettanto bene hanno fatto The Marvelous Mrs. Maisel, migliore serie comica, prodotta da Amazon, che racconta i tempi pionieristici delle prime donne commedianti nell'America degli anni Cinquanta, e The Handmaid's Tale, in Italia visibile su Tim Vision.
Sta cambiando qualcosa a Hollywood? Pare di sì, ma è presto per dire se tutto questo clamore avrà un seguito e una vera valenza, storica e sociale. Nelle more di questa rivoluzione a rimetterci domenica sera sono stati gli uomini e i loro blockbuster. The Post di Steven Spielberg, non ha vinto nessuno dei sei premi cui era candidato, lo stesso è accaduto a Dunkirk di Christopher Nolan mentre Guillermo del Toro con The shape of water, dei sette premi cui era candidato ha vinto solo quelli alla regia (del Toro) e per la migliore colonna sonora (a Alexandre Desplat).
Hanno perso anche tutti i candidati italiani: Luca Guadagnino nominato con il suo Chiamami con il tuo nome, è stato battuto da Tre Manifesti sia nella categoria miglior film che in quella al migliore attore non protagonista, mentre il candidato protagonista, Timothee Chalamet è stato battuto da Gary Oldman per la sua interpretazione di Winston Churchill in L'ora più buia. Ha perso anche The Leisure Seeker, il film di Paolo Virzì che vedeva la candidatura di Helen Mirren fra le migliori attrici brillanti. Jude Law infatti era candidato fra i migliori attori di una miniserie ma è stato battuto da Ewan McGregor per Fargo.
A presentare la serata è stato un brillante Seth Meyers, che ha ricordato che il 2018 sarà ricordato come l'anno in cui è stata legalizzata la marijuana mentre le molestie sessuali sono state rese illegali e ha consegnato una battuta pungente su Harvey Weinstein: Non è qui con noi stanotte perché ho sentito dire
che è pazzo ed è difficile lavorare con lui ma non vi preoccupate, tornerà fra vent'anni e sarà probabilmente la prima persona a essere fischiata durante la sequenza In Memoriam. E non è stato risparmiato nemmeno Donald Trump.
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