Al cinema "Escher - Viaggio nell'infinito", un documentario ipnotico

Vita e opere di un grande artista che riteneva se stesso, prima di tutto, un matematico alla ricerca della meraviglia. Nelle sale solo il 16, 17 e 18 Dicembre.

Al cinema "Escher - Viaggio nell'infinito", un documentario ipnotico

"Escher - Viaggio nell'infinito", il documentario diretto da Robin Lutz e dedicato al visionario artista olandese Mauritz Cornelis Escher sarà al cinema in 100 sale ma solo per tre giorni, dal 16 al 18 dicembre.

La narrazione si avvale della voce fuori campo dell'attore Stephen Fry e trae spunto da lettere, lezioni e appunti scritti da un autore la cui fama, a 40 anni dalla morte, continuare a crescere.

Nato nel 1898 in una famiglia di scienziati, Escher ebbe un'infanzia dorata ma non spensierata, essendo lui cagionevole di salute. Si avvicinò al disegno vedendo in esso un conforto e non lo abbandonò fino alla morte, avvenuta nel 1972. Così come da piccolo giocava con le associazioni di pensieri, da adulto continuò a farlo servendosi di immagini e dando luogo a una visione labirintica della realtà. I suoi micro-mondi, costruiti in maniera minuziosissima e con rigore matematico, sono stati declinati in innumerevoli varianti dall'artista nel corso della sua vita. Difficile credere, innanzi alla perfezione ipnotica che trasuda dalle sue opere, che Escher ritenesse impossibile dare forma precisa a quanto aveva nella sua mente. L'insoddisfazione si accompagna spesso all'umiltà negli individui di vero genio, egli infatti si abbandonava a un'impietosa e continua autocritica, lodando di sé soltanto l'ostinazione. Capace di cogliere nei riflessi nelle pozzanghere la presenza di puro impressionismo, oppure di scoprire la bellezza notturna di una Roma desnuda, era sicuramente dotato di una sensibilità particolare, nutrita da lunghe osservazioni della natura e da numerosi viaggi.

La vita, l'amore e l'arte di Escher sono raccontate attraverso interviste ai suoi figli o con immagini dei luoghi che furono per lui fonte di grande ispirazione, come ad esempio l'Alhambra (di cui rivisitò le piastrelle sostituendone le figure geometriche con forme prese dalla natura, come uccelli, pesci ecc.). La stagione dei quarant'anni lo colse impossibilitato a viaggiare e divenne il suo periodo creativo più importante, quello in cui capì di avere un bagaglio di immagini interiori cui poter attingere.

La sua mania di connettere tutto sfociò in espressioni artistiche che permettono ancora oggi di visualizzare il concetto di infinito.

Sentendo profonda vicinanza sia con l'universo curvo di Einstein sia con le composizioni musicali di Bach, Escher capì come fosse possibile intrappolare la meraviglia di un mondo senza fine all’interno di un piano definito. Ritratti a buccia, scacchiere circolari, cicli infiniti e il resto della sua grande eredità artistica rimangono piccoli miracoli che rendono accessibili dimensioni la cui percezione sfuggirebbe ai più.

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