Il comandante Bisagno verso la beatificazione. Era un cristiano di ferro

Il comandante Bisagno verso la beatificazione. Era un cristiano di ferro

Giovane, bello, atletico. In più, ardimentoso e col carisma del capo. Non gli mancavano i requisiti da sciupafemmine, se solo avesse voluto. Ma era un cattolico di ferro. Anche per questo, la diocesi di Genova ha aperto qualche giorno fa il processo di beatificazione. Aldo Gastaldi detto Bisagno, medaglia d'oro al valor militare ed eroe della Resistenza, è adesso ufficialmente Servo di Dio. Se verrà verificato per lui l'esercizio delle virtù cristiane in grado eroico, il Papa lo dichiarerà Venerabile. Per passare a Beato bisognerà che si produca in un miracolo post mortem. A meno che non si trovi, scavando, che è stato ucciso in odium fidei, allora sarà proclamato Martire e, perciò, Beato. Questa, tuttavia, è solo un'ipotesi di studio, in quanto la verità ufficiale è che Bisagno è morto per un incidente automobilistico. Qualcuno si è affrettato a giubilare per il «primo partigiano sugli altari», ma il primo c'è già stato: Teresio Olivelli (1916-1945), morto nel lager di Hersbruck; anche lui medaglia d'oro. Olivelli, in effetti, non andò in montagna ma collaborò con i partigiani. È pur vero che Bisagno fu un partigiano a tutto tondo, di quelli che sparavano, e pure un capo conosciuto e rispettato. Nato a Granarolo, in quel di Genova, nel 1921. Studiava all'università, economia, quando fu chiamato alle armi. «Assegnato al 2° Reggimento Genio, percorse una rapidissima carriera: da soldato semplice a sottotenente. I drammatici eventi dell'8 settembre 1943 lo colsero a Chiavari, dov'era stato trasferito come comandante di plotone», precisa Luciano Garibaldi, autore di un fortunato libro su I giusti del 25 aprile. Chi uccise i partigiani eroi (Ares). Garibaldi, giornalista e storico di lungo corso, pare saperla lunga sul personaggio.

Come cominciò l'epopea?

«Quell'8 settembre, mentre i tedeschi si stavano impadronendo della caserma del 15° Reggimento, Gastaldi, dalla sua postazione distaccata, caricatosi sulle spalle un incredibile quantitativo di armi, convinse alcuni dei suoi uomini a fare altrettanto e a seguirlo».

Era amato dai suoi uomini?

-«Sì, e non solo da loro. Il nucleo partigiano da lui formato diede poi origine alla famosa Divisione Cichero, di spicco nella Resistenza ligure. Bisagno era il primo a esporsi e l'ultimo a ritirarsi. Lo stimavano grandemente anche le popolazioni contadine delle zone battute dal suo gruppo, senza il cui sostegno la lotta partigiana sarebbe stata impossibile. Bisagno era temuto dai suoi nemici, ma anche rispettato. Non infieriva con i prigionieri».

Quali erano i suoi rapporti con il Cnl?

«Non voleva saperne di politicizzazione della Resistenza. Per questo ebbe scontri, anche durissimi, con quegli esponenti della lotta di liberazione che avevano delle mire ben precise sul dopo. Quasi ogni mattina venivano trovati cadaveri di fascisti o presunti tali a Genova. A decine. Tutti con una mela in bocca e finiti con un colpo alla nuca. Per Bisagno la firma era inequivocabile».

Temuto dai nemici, ma scomodo per gli amici...

«La storia si fa con quel che risulta agli atti, non con i sospetti. Bisagno è morto in un incidente stradale il 21 maggio 1945. Cadde dal camion su cui viaggiava e finì stritolato sotto le ruote,».

In che circostanze?

«Diversi ragazzi si erano uniti al suo gruppo partigiano provenendo dai ranghi della Rsi. Erano lombardi e veneti che erano stati costretti a vestire la divisa della Rsi. Quando tutto fu finito, Bisagno li rimandò alle loro case. Solo che dalle loro case erano partiti con l'uniforme fascista. Perciò Bisagno decise di accompagnarli personalmente, per certificare con la sua presenza che avevano combattuto per la Resistenza. Fu al ritorno da uno questi viaggi che accadde l'incidente». Ci fu chi poté vedere il corpo di Bisagno all'obitorio e pare che il torace non presentasse segni di schiacciamento. Diciamo pare, perché non ci fu alcuna autopsia».

Ora, visto

che c'è in ballo un processo di beatificazione e tutti sono invitati a dire quel che sanno su Aldo Gastaldi detto «Bisagno», magari ci sta che qualcosa d'altro possa emergere, quantunque siano passati più di settant'anni.

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