il commento 2 «Amore» sarà la parola più (ab)usata al Festival

Ricordate Valeria Rossi? Piccolina, bel musetto, presenza scenica discreta, vocina carezzevole. Era l'estate 2001, e tutti lì a canticchiare, fischiettare, mugolare insieme a lei «Dammi tre parole, sole, cuore, amore...». Canzone di (non) rara vuotezza, l'ideale quindi da ripetere ossessivamente ai mari, ai monti e in città. Canzone che, tuttavia, era anche un innocente sberleffo rivolto alla banalità del lessico solitamente diluito fra le note di largo consumo. E dunque anche a se stessa. Successo clamoroso, ma come di consueto discioltosi al «sole», con poco «cuore» e quasi niente «amore», nello spazio di una villeggiatura. Perché i tormentoni estivi hanno questo di buono: durano poco. Invece dei tormentoni invernali si fa molta più fatica a liberarsi. Dai tempi di Nilla Pizzi e Gino Latilla, per esempio, a Sanremo se non è zuppa è pan bagnato, se non è «cuore» è «amore». E se non c'è il «sole» perché siamo a febbraio o al massimo a inizio marzo, fa niente, ci si può arrangiare anche con la «pioggia» o la «neve», che a rigore sono anche più romantiche. A pochi giorni, ore, minuti, dal 63º Festival, gli esegeti dei sacri testi li hanno compulsati, comparati, soppesati, e infine ne hanno tratto auspici che gareggiano in serietà e competenza scientifica con le «intenzioni di voto» sciorinate a ciclo continuo da Renato Mannheimer e soci. D'altra parte, siamo sotto (o sopra) elezioni, la campagna elettorale impazza, in tutti i sensi, con le sue parole d'ordine. E sapete qual è la parola d'ordine sanremese di quest'anno? Tenetevi forte: «amore». Pare abbia ben trenta occorrenze, come dicono i filologi. «Sole», invece, si ferma a quindici. «Cuore» è terza con nove. Tutto questo, in assenza di Valeria Rossi.

Ma occhio a «ricordo», «ricordare» e «mare»: i bene informati sono pronti a giurare che andranno forte. Poi magari ci penserà la Littizzetto a bilanciare il tutto con una parola di cinque lettere che inizia per «c» ma non è «cuore» perché finisce per «azzo». Lei non è mica monotona come i testi di Sanremo...

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