Il campanile che emerge dalle acque del lago. Il suono delle campane che si sente anche se le campane sono state tolte da tempo. Leggende che volano tra gli alberi. La nuova serie originale italiana di Netflix, Curon, disponibile dal 10 giugno, pare proprio schizzata fuori dalle acque del lago di Resia. È un luogo incantevole in Alto Adige, dove esiste realmente il campanile, unico pezzo visibile del paese sommerso nel Dopoguerra per costruire una diga. Un luogo che convive con storie di ombre e fantasmi. Per cui quale luogo migliore per una serie che è anche difficile definire, fra romanzo di formazione, thriller, horror, supernatural drama?
Girata in autunno a Curon e in altri posti dell'Alto Adige e del Trentino, poco prima che il lockdwon chiudesse tutti i set, la fiction in sette puntate merita assolutamente di essere vista. Non solo per l'immersione in una natura meravigliosa di cui tutti sentiamo il bisogno, ma anche per l'ardito esperimento - che richiama da lontano Stranger Things - tentato dagli autori e dai registi: mettere insieme, in uno stesso racconto, le problematiche delle crisi adolescenziali, il tema della doppia identità e la trama gialla. Forse fin troppi elementi per una sola serie, che a nostro giudizio non permettono di approfondire bene le vicende dei personaggi. Però, ricordiamocelo, siamo sempre nel campo del fantastico.
Ma ecco la trama: Anna (Valeria Bilello), decide di tornare nel suo paese natale Curon, in fuga dal marito portando con sé i figli gemelli adolescenti Daria (Margherita Morchio) e Mauro (Federico Russo, volto noto dei Cesaroni). Anna scompare quasi subito e i fratelli non solo devono affrontare l'integrazione nella nuova comunità di coetanei, non solo devono cercare la madre, ma anche capire come mai in quel posto accadano eventi molto strani e le persone si trasformino da agnelli in lupi. Ruolo centrale anche per Thomas (Luca Lionello), nonno dei ragazzi, padre di Anna, che si è trincerato nella solitudine per difendersi dai segreti terribili di Curon, e per Albert (Alessandro Tedeschi), il forestale da sempre innamorato di Anna.
«Anche per noi - spiegano gli autori Ezio Abbate e Giovanni Galassi - è difficile definire la serie. Anzi, è il primo esperimento di questo tipo che viene fatto in Italia. Siamo partiti dalla location: l'atmosfera di un paese sommerso già racconta tutto. Su questa abbiamo innestato il tema della ricerca dell'identità, la lotta dentro se stessi viene esteriorizzata: le paure, le angosce vengono messe fisicamente in scena». Non siamo dalle parti di Hitchcock, comunque suspence e tensione sono garantite, anche grazie alle riprese notturne in mezzo ai boschi.
«Il paesaggio - dicono i registi Fabio Mollo e Lyda Patitucci - fa parte del cast, è un personaggio, la chiave stilistica e la bussola che ci ha accompagnato sul set. Una rappresentazione della violenza e della forza, che si rispecchia nell'uomo. Abbiamo dovuto sottostare alle leggi della natura, affrontare le riprese in difficili condizioni, in montagna, al buio, al freddo, sotto la neve e questa fatica speriamo si veda nella fiction». Per i giovani attori, tra gli altri Juju Di Domenico (Micky), Giulio Brizzi (Giulio), Luca Castellano (Lukas), la serie - che sarà visibile nei 190 Paesi dove è presente Netflix - potrebbe rappresentare un grande balzo di carriera. E se lo meriterebbero. «Lavorare in montagna - confessano - non è stato facile. All'inizio gli abitanti erano diffidenti, soprattutto con chi ha un modo di fare troppo romano. Ma poi sono stati accoglienti.
In realtà è stato più difficile per noi, abituati alla città, lasciarci coinvolgere nei ritmi lenti del paese».Ora il campanile di Curon viaggerà in tutto il mondo. Ma speriamo che non diventi meta di un turismo selvaggio come per i luoghi di Montalbano.
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