«Sa qual è la novità? Il pianoforte sta ritornando di moda anche tra i giovani. Ed è favoloso».
E se lo dice lei, che è uno dei pianisti pop (e classici) più seguiti degli ultimi decenni...
«Sì, ai miei concerti vengono sempre più pianisti molto giovani, un segno evidente che qualcosa è cambiato negli ultimi anni».
Rick Wakeman è uno spilungone biondo che ha appena festeggiato 66 anni e ben 88 dischi pubblicati. Con gli Yes ha scritto un bel po' di lezioni di progressive rock e poi, registrando dischi solisti, ha toccato record mica da ridere come vendere negli anni '70 oltre venti milioni di copie con tre dischi molto strumentali (hanno titoli lunghissimi ma per capirci bastano le prime parole: Six wives , The myths and legends , Journey to the centre ). Il suo tocco sul piano è sempre molto morbido e la composizione spesso barocca, onirica, con una forte attrazione per il gotico. Un caposcuola. E un caratteraccio, come sempre capita ai fuoriclasse. Per di più, giusto per non farsi mancare nulla, in tutti questi anni ha inciso musica con David Bowie, Black Sabbath, Elton John, Cat Stevens, Lou Reed, Ozzy Osbourne, Al Stewart diventando uno dei musicisti più richiesti dalle rockstar più importanti. Insomma un maestro che stasera suonerà in Piazza Cattedrale ad Asti Musica e poi tornerà a fare ciò che gli viene meglio. Sperimentare. Con strumenti decisivi come mellotron, il moog, il clavinet (per non parlare del birotron, che inventò a fine anni '70).
Scusi, mister Wakeman, non sarà facile concentrare in un solo concerto quasi mezzo secolo di carriera.
«Quasi impossibile. Ma cerco di coprire più epoche possibili».
Per di più è un concerto strumentale.
«I concerti per piano mi piacciono perché mi consentono di riportare la musica dove è nata. Dopotutto io compongo tutto al pianoforte...».
Ha fatto la storia del prog rock, suona classica però ha anche registrato con i cupi Black Sabbath. Per non parlare di Ozzy Osbourne.
«Ozzy è uno dei miei amici più cari».
Il diavolo e l'acqua santa.
«In realtà non abbiamo passioni musicali così distanti. Anche a lui, come a me, piacciono tanti tipi di musica diversi. Con i Black Sabbath ho inciso un disco soltanto, anche se mio figlio Adam suona con loro da dodici anni. E con Ozzy ho registrato Ozzmosis , che è realmente un disco fantastico. Mi diverte sempre lavorare con lui e, quando ci vediamo, ci divertiamo sempre».
Con gli Yes invece ha sempre avuto un rapporto burrascoso. Dentro e fuori dalla band. Silenzi per anni. Si riformeranno?
«Certamente io non ne sarò coinvolto».
Vuol dire che gli Yes potrebbero riunirsi senza di lei?
«La risposta più semplice è che non lo so. Ma se decideranno, la questione riguarda soltanto gli altri componenti della band. Non me di certo».
Pochi giorni fa è morto Chris Squire, il leggendario bassista che ha suonato in tutti i dischi degli Yes.
«E per me è stato uno shock, un momento estremamente triste. Tuttora non ci posso credere, lo conoscevo da così tanto tempo e abbiamo trascorso grandi momenti insieme. Però una piccola consolazione è che ha lasciato un'eredità di musica e tecnica strumentistica per tante generazioni a venire».
Anche gli Yes hanno scritto brani importanti. E tecnicamente raffinati.
«Soltanto dopo tanti anni puoi davvero valutare quali sono state le cose giuste e quelle che forse non erano le migliori da fare. Ma il bello è che non ho alcun rimpianto.
Dagli errori si può soltanto imparare e poi crescere. Con la consapevolezza che, se anche la cosa più impercettibile fosse cambiata, io non sarei qui a fare questa intervista e la mia vita avrebbe preso un corso totalmente diverso».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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