È stato denunciato per maltrattamento di animali il 25enne originario del Mali, che nella mattinata di ieri ha preso a sassate il pappagallo di Enzo Salvi e poi aggredito l'attore romano in un campo alla periferia di Ostia. Il carabinieri del nucleo operativo di Ostia hanno rintracciato l'immigrato dopo la denuncia sporta da Enzo Salvi in seguito alla brutale aggressione, che è quasi costata la vita a Fly, il volatile di dell'attore.
"Assistere a una lapidazione senza motivo è scioccante", così Enzo Salvi ha raccontato all'Adnkronos gli attimi di terrore vissuti lunedì 29 giugno in un terreno in zona Pianabella a Ostia Antica. Secondo il racconto dettagliato fornito prima ai carabinieri e poi all'Adnkronos, Enzo Salvi si trovava in una zona verde alla periferia della capitale con il suo pappagallo per farlo volare libero come ogni mattina. Dopo un breve volo, il volatile si è posato su un palo per riposare e qui sarebbe stato bersaglio di una sassaiola sotto gli occhi scioccati dell'attore. Uno dei sassi ha colpito al cranio il pappagallo facendolo cadere a terra tramortito: "Non trovo parole per descrivere il mio stato d'animo. Non dormo, sto malissimo, sono contro la violenza e ora il mio pappagallo lotta tra la vita e la morte con una frattura al cranio".
Tutto senza un reale motivo, violenza gratuita e inaudita prima ai danni dell'animale e poi dell'attore: "Quando ho visto cadere Fly, gli ho gridato: "Che fai!!??". A quel punto ha aggredito anche me prima di scappare. Una scena di violenza da film di Tarantino. E poi per cosa? Aggredito con rabbia sconvolgente e senza senso. Almeno mi avesse rubato il cellulare". Il tutto fortunatamente ripreso e immortalato con foto e video, grazie alla presenza di un amico di Salvi che al momento dell'aggressione si trovava con lui.
Il 25enne del Mali è stato denunciato ma al momento è di nuovo a piede libero. Una situazione che preoccupa l'attore: "Vanno prese posizioni, non si può andare avanti così.
Questa persona domani potrebbe tirare sassi a qualsiasi altra persona, bambino o animale. Non voglio che il mio racconto venga strumentalizzato: non è questione di colore della pelle. Questo folle rappresenta solo sé stesso, icona di follia e c'è bisogno di tutela per tutti noi".
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