L’impatto con la scrittura di Richard Gere mi ha destato un particolare interesse su due segni: le lettere iniziali grandi e il lancio spavaldo alla fine del nome Richard. Si può ipotizzare quindi che dal modo di scrivere del noto attore emergano comportamenti di focosità che poco s’abbinano alla calma espressa e ai gesti d’accoglienza delle mani giunte in segno di dedizione disinteressata. Quegli svolazzi e quelle lettere maiuscole iniziali ampliate e arricchite da ghiribizzi manifestano senza dubbio la sua bravura espressiva nella professione di attore, cosa che nessuno può negare. Penso però che egli debba aver fatto sforzi non da poco per esprimere esternamente quel senso di compartecipazione, appartenenza e uguaglianza che lo contraddistinguono.
Forse questi “migranti” più che di presenze dimostrative avrebbero bisogno di un’accoglienza produttiva, di mani aperte che contengano cibo e soprattutto di aiuti concreti, specie ai bambini affinché siano rassicurati. Un’accettazione responsabile che garantisca già nella loro terra natia un po’ di benessere, senza quindi doverli sradicare, rendendo la loro vita così travagliata. Chissà se il suo sentimento gli permetterà di accogliere qualche famiglia nella sua grande villa! Sarebbe anche un messaggio ai “potenti della terra” per creare maggiore uguaglianza, evitando di sradicare queste persone dalle loro terre natie. Utopia? Caro Richard Gere, la stimo molto per la sua professione e ho cercato di minimizzare alcuni indicatori del suo carattere. Infatti, se da un lato la sua grafia esprime una forza e una volontà che hanno fatto da trampolino di lancio nella professione, dall’altro possiede alcuni segni che, secondo Padre G.
Moretti, padre della grafologia italiana, denotano atteggiamenti di ostentata sicurezza (vedi lettere lanciate sul finale, esclamativi, sottolineature) ma è soprattutto il segno chiamato in grafologia “riccio del nascondimento (uncino a fine parola)”, che mette in dubbio la sua sincerità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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