Fabio Fazio a un passo dall'addio: ​"Rai colpita al cuore dai politici"

La rottura dopo il via libera al tetto sugli stipendi. Il conduttore spiega: "In questi mesi attacchi mai visti". A maggio la fine del contratto

Fabio Fazio a un passo dall'addio: ​"Rai colpita al cuore dai politici"

"In questi mesi abbiamo assistito a un'intrusione della politica nella gestione della Rai che non ha precedenti". Inizia così il lungo sfogo di Fabio Fazio sulle pagine di Repubblica, dopo che solo due giorni fa con un tweet criptico aveva fatto presagire il suo abbandono della Rai. "La politica non si è fatta custode di un bene, di uno spazio comune - tuona il conduttore più pagato della Rai, un milione e 800mila euro all'anno - la politica si è intromessa nella gestione ordinaria di un'azienda: addirittura nei contratti tra Viale Mazzini e gli artisti, i presentatori, gli attori di film e fiction - continua - ho aspettato il parere dell'Avvocatura dello Stato mercoledì sul tetto ai compensi in Rai, prima di intervenire su questo tema ma ora sento il dovere di dire come la penso".

"In una tv che cambia, bisogna assumersi responsabilità e nuovi rischi - aveva scritto nei giorni scorsi su Twitter - d'ora in poi, ovunque sarà, vorrei essere produttore di me stesso...". Il contratto di Fazio con la Rai scade tra maggio e giugno, alla fine di questa stagione televisiva. Nei giorni scorsi in molti avevano letto quel tweet polemica come un'evidente ruttura. Oggi, dopo l'intervista a Repubblica, appare scontato che il conduttore di Che tempo che fa non rinnoverà più con i vertici di viale Mazzini. Dietro questa rottura ci sarebbe, a detta dello stesso Fazio, l'ingerenza subita dalla Rai che ha creato un "vulnus insuperabile" perché "si è rotto un patto di fiducia tra viale Mazzini e gli uomini e le donne che ci lavorano".

Nell'intervista a Repubblica Fazio accusa anche di essere stato esposto al "pubblico ludibrio" come molti suoi colleghi. Secondo il conduttore fissare un tetto agli stipendi pubblici, in qualunque settore, "significa sancire il primato del settore privato. Significa affermare che il settore pubblico deve rinunciare alle eccellenze professionali che il mercato può offrire". Il governo vuole, infatti, che il cda della Rai applichi al più presto il tetto dei 240mila euro l'anno a tutti i suoi collaboratori. Per Fazio il problema non sono gli stipendi, ma le norme: "Se trovo un genio della letteratura o dell'informatica, non lo posso ingaggiare nella mia redazione a Che tempo che fa se non ha mai lavorato per le aziende". Questo, spiega, rende difficile la scoperta di nuovi talenti e quindi del ricambio in Rai che viene indicato come conseguenza del tetto ai compensi.

"Siamo pagati dalla pubblicità, non dal canone", ribadisce Fazio dopo averlo già detto in trasmissione, aggiungendo che il fatturato consente che vengano fatti altri programmi che "non hanno la pubblicità, che hanno una funzione diversa e che magari hanno conduttori emergenti". Nell'intervista Fazio non si sbilancia sul futuro. Fino a fine maggio sarà in Rai, poi si vedrà. Ma sottolinea che non avrebbe alcuna difficoltà a lavorare neanche in Mediaset. Lo stesso vale per Sky.

Anche se rifiuta di dire se ha già ricevuto offorte. "Certo - conclude - se i partiti indeboliscono il servizio pubblico, gli editori privati sono incoraggiati ad approfittarne. Il mercato esiste, anche se qualche politico lo ha dimenticato".

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