«To haunt», dicono gli inglesi. È un verbo che si usa quando qualcuno o qualcosa ti perseguitano, tanto che non riesci a liberarti di questa presenza né di giorno né di notte. Una presenza che infesta ogni luogo, reale e della mente, proprio come farebbe un fantasma. E come fantasmi sono a volte i ricordi, il nostro passato, le nostre origini: aleggiano intorno a noi, infestano ogni nuovo inizio. È facile immaginare quali siano i fantasmi di Claire Vaye Watkins, scrittrice, sì, ma anche figlia dell'uomo più fidato di Charles Manson, dopo aver letto il suo romanzo d'esordio, Deserto americano (Neri Pozza Bloom, trad. di Massimo Ortelio, pagg. 336, euro 18).La storia è enigmatica, ipnotica, a tratti opprimente. La luce e il buio in perenne contrasto ne dominano ogni pagina, a partire dai nomi dei protagonisti: Luz e Ray. La coppia, lei una ex modella 25enne, lui un veterano della «guerra infinita» poi divenuto transfuga surfer, vive in un canyon, nella casa che fu di un'attrice, in una California bruciata per sempre da un'invenzione narrativa geniale: una siccità che ha colpito tutta la West Coast. E che distrugge insieme uno dei più grandi sogni americani e un paesaggio interiore collettivo. Intorno solo deserto, scorpioni e carcasse, peggio dell'Egitto dopo le sette piaghe. Un giorno i due si mettono on the road su un'altra carcassa, stavolta d'auto, per arrivare a una Los Angeles invasa dagli squatter e incontrare l'angelo che dovrebbe cambiare la loro vita: una bimba biondissima e sofferente, che strappano ai suoi aguzzini. Vogliono portarla in Wisconsin e lì, appunto, realizzare con lei un nuovo inizio.Ma bisogna fare i conti con il male camuffato da mistero. Che nel romanzo è il fantasma di Luz e Ray, ma rispecchia nella realtà quello di Claire. I due giovani infatti vengono attratti da Levi, una specie di rabdomante, un cercatore d'acqua: si dice che i suoi seguaci abbiano formato una colonia ai piedi di dune battute dal vento. Una specie di comunità hippie. Come ce ne erano tante negli anni Sessanta e Settanta. Spesso isolate, a volte inquietanti, pronte in alcuni rari ma indimenticati casi a trasformarsi in un incubo allucinatorio da cui risultava impossibile uscire Perché nulla pare sufficiente a far tacere i fantasmi se sei la figlia di Paul Watkins, braccio destro di Charles Manson, fondatore di The Family. Una setta, forse, per cronaca, la più famosa del secondo Novecento. Fu il padre di Claire, morto un quarto di secolo fa, a spiegare la firma con il sangue «Helter Skelter», lasciata nella casa dei LaBianca al termine delle 24 ore che videro «la Famiglia» massacrare anche Sharon Tate, a casa Polanski. Ed era il padre di Claire a procurare a Mason le ragazze per i sabba sessuali, senza nemmeno tenerlo nascosto alla propria, di famiglia. E in modo simile a quello dei protagonisti di Deserto americano, il padre di Claire fu attratto dal demone Manson molto giovane. Viveva, su ordine di Manson, con i suoi, piccola Claire compresa, nel deserto vicino alla Death Valley. Un deserto che, proprio come nel romanzo di Claire, avrebbe dovuto essere il rifugio della setta dopo che la «Famiglia» avesse scatenato l'apocalisse di sangue.La Watkins ha da poco superato i trent'anni e dopo la pubblicazione della sua prima raccolta di racconti, Battleborn, e di questo romanzo, la lista dei premi ricevuti non ha fatto che allungarsi: Guggenheim Fellowship, Dylan Thomas Prize, New York Public Library Award per le giovani promesse e si potrebbe continuare. Insegna all'Università del Michigan e dirige insieme a Derek Palacio - lo scrittore, pure lui pluripremiato, che ha sposato - una scuola di scrittura creativa per adolescenti, la Mojave School, in Nevada. Ha messo la sua firma su saggi e racconti apparsi su Granta, Paris Review, New York Times. Ma si candida con questo romanzo dal fascino inspiegabile, paragonato in alcuni passaggi a Cormac McCarthy, a diventare una scrittrice in grado di risvegliare fantasmi anche nelle menti dei lettori. Certo non si tratta solo dei fantasmi di Claire, ma dei demoni sballati di un'America tormentata che pensavamo inghiottita per sempre dai Millennials. La California matrigna dei culti, collettivi e comunità più disturbanti e popolari dell'ultimo secolo, ad esempio. Non solo la Manson Family, ma l'Esercito di Liberazione Simbionese, il tempio di Jim Jones, la stessa Scientology.
Utopie più o meno rischiose, mai assorbite del tutto, ma sfociate in ideali minimi e più a portata di mano, come quelli della più contemporanea OM, organizzazione per la meditazione orgasmica ad allegro scopo di lucro, arrivata anche in Europa la scorsa primavera. Fantasmi lontani da ogni violenza, in cui sul sesso si riflette in modo soft e social. Ma pur sempre fantasmi inquietanti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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