La "Fedeltà" è una sfida. Vince chi conosce se stesso

Nella serie liberamente tratta dal romanzo di Missiroli c'è la crisi di una coppia. E la ricerca dell'identità perduta

La "Fedeltà" è una sfida. Vince chi conosce se stesso

Che cos'è la fedeltà? A chi è giusto essere fedeli? Al partner? A se stessi? E se si è fedeli al partner non si tradisce sé stessi? Sono le domande che ci poniamo tutti, da quando smettiamo di essere bambini. Risposte certe - se non quelle delle convenzioni sociali o delle imposizioni per legge - non ce ne sono. Ognuno le vive a suo modo e si rispecchia nelle storie degli altri. E molti si rispecchieranno nella vicenda di Carlo e Margherita raccontata nella serie Fedeltà, liberamente tratta dal libro di Marco Missiroli, vincitore del Premio Strega Giovani. Sei puntate in onda su Netflix da lunedì, 14 febbraio, giorno di San Valentino, data non scelta a caso.

Nei ruoli dei protagonisti due intensi attori: Michele Riondino è Carlo, insegnante e scrittore in crisi, e Lucrezia Guidone è Margherita, agente immobiliare, architetto mancato, solida e razionale. Sposati, innamorati (non si risparmiano nelle scene di sesso), ma entrambi attratti da forze esterne alla coppia che si materializzano nella bella e giovane Sofia (Carolina Sala), studentessa del corso di scrittura creativa, e nel super sexy fisioterapista Andrea (Leonardo Pazzagli). Quando l'ombra del tradimento (professore e studentessa trovati abbracciati nel bagno dell'università) si insinua nel matrimonio, cominciano ossessioni, gelosie e insicurezze. I due mettono in discussione il loro rapporto e sé stessi.

«Arriva un punto - spiega il regista Andrea Molaioli - in cui la fedeltà non è solo una scelta, un sistema culturale, un modello, ma uno strumento per conoscere i limiti, i desideri. La posta in gioco è altissima: perdersi. La serie indaga un sentimento spaventoso quanto seducente: il desiderio del caos invece della stasi. L'attrazione per il precipizio». Il tema è importante, il libro intrigante. Ma la fiction è rimasta fedele al testo di Missiroli? «È molto difficile - dice Alessandro Fabbri, capo sceneggiatore - tradurre i dialoghi interiori dei personaggi, descritti mirabilmente nel romanzo, in una fiction che ha un linguaggio molto diverso. I sentimenti sono impalpabili. Li abbiamo trasformati in gesti o in episodi che nel romanzo non ci sono, cercando di rimanere fedeli alle caratteristiche dei personaggi e al cuore delle pagine di Missiroli. Speriamo che si rivelino belle sorprese anche per chi ha letto il libro».

«Questo ruolo dice Riondino - mi ha portato a interrogarmi ancora di più. Carlo, come nei processi americani, è considerato colpevole, anche se non si chiarisce se abbia tradito o meno, e deve provare la sua innocenza». Ma, alla fine delle riprese e della ricerca interiore, qualche risposta viene fuori? «Risposte non ne ho - continua Riondino - ma so che le coppie si basano su un patto che è il compromesso, e in questo compromesso c'è un sotto-patto che è quello dei piccoli segreti che inevitabilmente ognuno deve custodire gelosamente: il rapporto si basa sulla capacità o meno di gestirli».

La crisi che porta la scoperta di un tradimento è anche un momento e un modo per affrontare se stessi. «Margherita - spiega Guidone - perde le sue certezze e si domanda se non abbia tradito sé stessa in nome del rapporto di coppia. Anzi, il suo percorso si rivela un inno alla fedeltà a sé stessi come base per costruire una solida vita con un compagno».

La quinta protagonista della serie è la Milano caotica, complessa e anche tentatrice, ma la storia potrebbe essere ambientata ovunque perché «parla a tutti» ed è scritta in modo che «possa essere apprezzata in tutti i 190 Paesi in

cui si vede Netflix», spiega il produttore Angelo Barbagallo, della Bibi Film. Colonna sonora con l'inedito brano di Arisa Verosimile. Insomma, a voi la scelta: vale la pena farsi queste domande il giorno di San Valentino?

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