Una «Fedra» come tradizione comanda

Fra le tragedie dell'antichità classica, Fedra occupa un posto rilevante. Fedra, la sfortunata moglie di Teseo, conclude nel segno del suicidio la sua breve parabola terrena. Tanto più che la sua nefasta passione per il figliastro Ippolito ha origine, secondo Seneca, Euripide e tutti gli altri autori che si sono succeduti nel tempo, dalla maligna volontà di una dea come Afrodite, intesa a distruggere attraverso l'esasperazione dei sensi l'etica indiscussa della famiglia a favore della libertà incontrollata degli impulsi. Seneca in modo particolare distrugge l'unità di luogo del fatto tragico, proiettando ogni personaggio in un inferno privato da cui è impossibile evadere. E bene ha fatto Andrea De Rosa, regista dell'attuale allestimento - che si avvale tra l'altro di alcuni estratti dell'Ippolito di Euripide -, a collocare la scena nello spazio conciso e opprimente di un quadrato chiuso da una parete a specchio nei confronti del pubblico. In questo modo lo spettatore diviene un voyeur che spia angosciato l'evolversi del dramma che gli mostra un coro di dannati in un inferno da cui è impossibile evadere.

In questa commedia dantesca, ma di sapore squisitamente laico, la protagonista Laura Marinoni si dibatte come un'ossessa senza speranza, conferendo alla sua protagonista una statura tragica di forte impatto emotivo, tutt'uno con l'impegno multiforme di Fabrizio Falco, un Ippolito di magnifica prestanza di fronte al Teseo lunare e malinconico dell'eccellente Luca Lazzareschi nel segno di un teatro da camera votato all'ambiguità.

FEDRA Milano, Piccolo Teatro Grassi.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica