Geroglifici pop per 90 minuti. Faccine colorate che corrono, amano e piangono dentro agli smartphone, mentre la parola d'ordine è: «Le parole non sono fiche». Scrivere è per perdenti: meglio una serie di ideogrammi elettronici che ora Hollywood cerca d'imporre come l'ultima frontiera dei cartoni per famiglie. S'intitola Emoji. Accendi le emozioni (dal 28 settembre) il nuovo film di Tony Leondis, targato Sony, che ha per protagonisti gli emoticon, simboli usati in tutto il mondo come una specie di esperanto, per comunicare emozioni e stati d'animo. E se il nostro Paolo Genovese, con Perfetti sconosciuti, venduto e apprezzato globalmente, ha scoperto l'uovo di Colombo, girando un'interessante commedia sui segreti nascosti nei nostri cellulari, da Oltreoceano stavolta arriva addirittura l'antropomorfizzazione delle emoji. Sono loro, non gli attori in carne e ossa, a svelarci il mondo segreto celato all'interno dei nostri cellulari.
Le faccine di cui si narra qui vivono a Messaggiopoli e aspettano di essere scelte da Alex, l'adolescente proprietario del telefono. E mentre tutte hanno un'espressione soltanto, Gene, esuberante faccina nata senza filtri, riesce a sfoggiare più espressioni e questo non va: è effetto di un malfunzionamento. Gene, però, tende a essere normale e chiede aiuto al suo amico Ghimmi 5 e alla famosa hacker Rebel. Le app-venture si sprecano, in nome del solito credi-in-te-stesso all american.
Ma si sprecano anche le stroncature di questo film d'animazione, subito detestato dal New York Times, per esempio, che scrive di «trend idiota». Per Rotten Tomatoes è «il peggior film di tutti i tempi». Voto zero per cento e ciò vuol dire «che non c'è un solo critico cinematografico, nel mondo, che abbia qualcosa di positivo da dire sul film». Meglio leggere un libro, insomma, come sostiene Variety. Ma allora perché Emoji. Accendi le emozioni è in testa alla classifica del box-office nordamericano, quello che conta? Al loro debutto, venerdì scorso, le faccine hanno raccolto 25,6 milioni di dollari, posizionandosi quasi testa a testa con Dunkirk (28,1 milioni di dollari), robusto film bellico di Christopher Nolan, oltre che caso cinematografico e politico. Non a caso Variety, la Bibbia dello spettacolo, s'interroga: pollice verso, o pollice in alto?
Nonostante il vetriolo sparso dai più autorevoli commentatori, gli emoticon sul grande schermo hanno beneficiato di un bel po' di pubblico. Confermando la teoria per cui i film dedicati ai bambini sono anche quelli più attaccati dai professionisti della cinecritica.
Del resto, i bambini seguono l'istinto e non ciò che si dice su Twitter. E Sony può stare tranquilla: se a Hollywood mancano le idee originali, prendersela con le faccine, per la prima volta sullo schermo e pronte a incassare, è inutile.
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