Il film del weekend: "Il libro di Henry"

Un'opera che, nonostante i molti difetti, intrattiene e commuove, forte di interpretazioni credibili e di una tenerezza dolente

Il film del weekend: "Il libro di Henry"

"Il libro di Henry" è un film drammatico che presenta una grande varietà di temi, alcuni dei quali molto seri: la malattia, il lutto, l'abuso su minori, l'alcolismo.

Pur presentando una commistione di registri dall'effetto straniante, la storia procede in maniera avvolgente, tenendo sempre desto l'interesse e il coinvolgimento dello spettatore.

Tratta dal fortunato romanzo di Gregg Hurwitz (qui sceneggiatore), la pellicola è incentrata sulla famiglia Cameron, che vive in una cittadina della provincia americana ed è composta da Susan (Naomi Watts), una cameriera part-time che si diletta a scrivere fiabe per bambini, e i suoi due figli, il più grande dei quali, l'undicenne Henry (Jaeden Lieberher, appena visto in "IT"), ha capacità intellettive eccezionali. Il ragazzo si prende cura di tutto: difende dai bulli il fratellino, (Jacob Tremblay, già protagonista di "Room"), si occupa della gestione delle finanze casalinghe, investimenti azionari compresi, ed è l'instancabile sostegno di una madre spesso infantile e insicura. La sensibilità lo fa essere anche il vicino attento di una ragazzina infelice che subisce soprusi dal patrigno. Proprio per salvare questa coetanea in difficoltà, Henry escogita un piano molto articolato di cui scrive sul suo quaderno rosso. Purtroppo il sopraggiungere di una malattia incurabile gli impedisce di metterlo in pratica, così incarica la madre Susan di farlo al posto suo.

Girato da Colin Trevorrow ("Jurassic World") e accolto assai tiepidamente oltreoceano, "Il libro di Henry" è un film drammatico atipico, perché sa alternare momenti tristi ad altri di grande spensieratezza, senza farsi mancare sfumature d'azione e di suspense. Il miscuglio di generi è disomogeneo e i tre grandi blocchi in cui potremmo idealmente dividere il racconto restano distinti l'uno dall'altro: nella parte iniziale l'atmosfera è favolistica, in quella centrale irrompe la tragedia, poi nella terza arriva il tocco thriller. Il risultato è un'opera che stilisticamente non può dirsi riuscita ma la cui sovrabbondanza di problematiche e di atmosfere diverse finisce per far centro dal punto di vista emotivo.

"Il libro di Henry" è in grado di regalare sorrisi e lacrime, forte di interpreti credibili e validi. E' soprattutto l'interazione tra gli attori più giovani a illuminare di piccola poesia alcune scene, ma anche nelle altre si respira un clima caldo e familiare.

E' indubbio che la sceneggiatura attinga a vari stereotipi, ma sa ravvivarli con particolari pieni di autenticità e freschezza.

Strizzando l'occhio al recente cult televisivo "Tredici", si arriva a un epilogo un po' sbrigativo che però va a riequilibrare precedenti lungaggini.

Nel complesso, nonostante alcune incertezze narrative, "Il libro di Henry" ha il pregio di arrivare al cuore.

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