Il film del weekend: "Ogni maledetto Natale"

Tentativo, in parte riuscito, di rivitalizzare il genere della commedia natalizia attraverso un collage di personaggi grotteschi ottimamente interpretati

Il film del weekend: "Ogni maledetto Natale"

Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo, gli inventori di "Boris", telefilm cult poi approdato al cinema come lungometraggio, si sono cimentati nella scrittura e regia di una commedia natalizia grottesca e satirica, "Ogni maledetto Natale", in cui ripropongono la loro squadra di attori (René Ferretti, Francesco Pannofino, Corrado Guzzanti, Caterina Guzzanti) integrandola con altri nomi celebri (Laura Morante, Valerio Mastandrea e Marco Giallini). Il fatto che rispetto ai soliti cinepanettoni in uscita di questi tempi il film sia una validissima alternativa, non significa che siamo di fronte ad una pellicola priva di difetti, anche perché ha per ossatura, anziché una sceneggiatura solida, solo una variopinta galleria di personaggi tanto divertenti quanto poco plausibili.

Massimo (Alessandro Cattelan) e Giulia (Alessandra Mastronardi) si incontrano per caso e s'innamorano a prima vista. La loro frequentazione è appena iniziata quando giungono le festività natalizie e i due, nonostante qualche ritrosia iniziale del ragazzo, decidono di trascorrere la vigilia dai parenti di lei, i Colardo, che abitano in un paesino della Tuscia e sono un clan di boscaioli dediti all'alcool, alla caccia al cinghiale e allo “sporchiafiletto”, un gioco di carte dalle regole complicatissime. Il giorno seguente saranno invece nel palazzo dei Marinelli Lops, la cerchia di lui, miliardari tutto sfarzo e cinismo che per Natale si dilettano con la beneficienza e fanno il punto sulle proprie finanze. La convivenza forzata con i rispettivi consanguinei metterà a dura prova la relazione dei due ragazzi.

I Colardo e i Marinelli sono microcosmi agli antipodi, i cui componenti vengono interpretati dai medesimi attori ed è questa la grande trovata del film: ognuno ha due ruoli, uno per ciascuna delle famiglie. Sono tutti personaggi istrionici e folli, talmente sopra le righe da sembrare, in alcuni casi, maschere più carnevalesche che comiche. I professionisti a disposizione, tra i migliori della commedia italiana contemporanea, sono in gran forma ma l'ensemble appare un po' troppo surreale, il che toglie mordente al contenuto satirico. Ciò detto, la bravura di Guzzanti nei panni del maggiordomo filippino che ha assimilato la cultura dei padroni, è insindacabile; così come quella di Mastandrea che giganteggia in virtù della recitazione misurata sfoggiata nei due ruoli assegnatigli e che pare sconosciuta ai suoi compagni di set. Il pretesto con cui si dà vita alla messa in scena del duplice calderone colmo di grandi caratteristi però è troppo flebile; l'intrattenimento tout-court che ne deriva, poi, non è foriero di alcun messaggio e il suo unico scopo pare essere quello di sbeffeggiare la tradizione ritraendo il Natale come un momento di regressione antropologica. La tesi irriverente e dissacrante del film è infatti quella che le feste costituiscano il fallimento di ogni sana emancipazione dalla famiglia d'origine, siano un amplificatore di disagi, nevrosi e ipocrisie nonché l'occasione in cui tutti i nuclei familiari, non importa di quale ceto sociale e culturale, danno il peggio di sé.

Pur godibile e

migliore di certe tipiche pellicole di stagione, "Ogni maledetto Natale" resta un esperimento estremo, una giostra fine a se stessa dedicata soprattutto ai fan di "Boris" e a chi al cinema predilige l'originalità ad ogni costo.

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