Giulio Base ci ammonisce con «Il banchiere anarchico»

Marco Lomonaco

Giulio Base torna al cinema per dirigere e farsi interprete del testo rivoluzionario di Fernando Pessoa, Il banchiere anarchico. Già nel titolo sorge la domanda fondamentale: come può un uomo devoto al dio danaro, un banchiere, essere anarchico? Dal 10 ottobre al cinema, Giulio Base, con l'ospite-amico del banchiere interpretato da Paolo Fosso, metterà in scena la risposta a questa domanda che nemmeno a dirlo sarà positiva. Il film, prodotto da Agnus Dei con Rai Cinema e coprodotto da Solaria Film con Alberteam Group, porta nelle sale un'atmosfera teatrale, data da una scenografia essenziale e dalla natura dialogico-platonica dell'opera. L'intera pellicola si dipana intorno a un dialogo tra il banchiere plurimiliardario e un suo amico stupefatto che, ascoltandolo, cerca di intendere come si possa essere stati (e rimanere) anarchici, pur dopo l'ottenimento di potere e denaro.

Già vincitore del Premio Persefone al 75esimo Festival del Cinema di Venezia, l'ultima fatica di Base mette in primo piano la logica e l'arguzia nel ragionamento (invece che gli attori), andando a sgombrare il campo da eventuali ostacoli tra lo spettatore e l'importanza dei temi trattati.

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