Del resto quando gli amici americani di Mitchel si lamentavano che negli Stati Uniti scarseggiassero grandi filosofi teoretici, egli ribatteva che c'erano comunque ottimi pensatori a livello pratico, come l'ingegner Samuel Colt. Anche in questo caso, pur lontani dai deserti dell'Arizona, Willer e suo figlio diffondono la loro filosofia pratica, basata sull'Azione e sul concetto che: «la canna di una pistola è un argomento molto chiaro in tutti i Paesi del mondo». Eppure in un gioco sottile i duri dell'Arizona, Tex e Kit, padre e figlio, forse diventano meno duri. Quel che è certo, che essi si facciano dubbiosi circa le magnifiche sorti progressive incarnate dai democratici Stati Uniti. Come Mitchel quando navigava nel Golfo del Messico, lasciandosi alle spalle anni di prigionia e di esilio, verso la terra del libero e del coraggioso, così anche i due Willer si domandano quanto nobili e disinteressate siano le motivazioni dei politici nell'estendere la loro influenza sugli altri Paesi (nello specifico dell'America Latina). Padre e figlio, tra l'impeto del giovane e il distacco dell'uomo maturo, rinnovano la dialettica del padre e del figlio reali, una dialettica che va a cogliere una verità universale: la vittoria sul nemico o sulle avversità della natura è solo un fantasma effimero.
Il tratto costante in tutto questo caleidoscopio di avventure, per chi segue la saga di Tex dal primo albo a strisce, è molto chiaro e va ricercato nella coppia di termini giustizia e libertà. Non sempre questi hanno un rapporto armonioso e talvolta l'uno entra in contrasto con l'altro; sicché anche l'inossidabile Tex deve prendere decisioni sofferte, che a volte «lasciano l'amaro in bocca» e scuotono il profondo della sua coscienza.
Tornando all'avventura in Messico in compagnia del Morisco, e dell'ex-fuorilegge Montales ora diventato però Governatore , il livello di realtà a cui appartengono i nemici di Tex oscilla sempre tra il prosaico mondo quotidiano di prevarcatori più o meno grandi e quello delle forze (davvero) occulte. Ma alla fine i dubbi di Tex sulla natura sovrannaturale dell'Avversario saranno confermati dai fatti, rendendo chiara e molto più terrena l'intera faccenda. D'altro canto i filosofi hanno a lungo cercato un criterio di demarcazione tra scienza e magia. Puramente teorico, è ovvio. E a Tex, compresa la natura del nemico, non resta che utilizzare il suo criterio pratico: il giudizio della Colt.
Nonostante si sia battuto contro nemici dal profilo quasi ultraterreno come il suo principale antagonista Mefisto e suo figlio Yama, che con il tempo hanno acquisito poteri che i comuni mortali definirebbero magici, Tex resta un implacabile razionalista: quando l'anima nera di un delinquente è stata spedita all'inferno,non risorgerà più.
Tex è quindi una sorta di filosofo cui non manca il buon uso della ragione e la capacità di dare significato a dettagli che parrebbero irrilevanti. Ma, come dicono di lui alcuni che lo conoscono bene, resta «un filosofo con la Colt»». Il che, dopotutto, ««non guasta affatto».
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