"Grace Kelly non era così" I Grimaldi contro il film

I principi di Monaco prendono le distanze dalla pellicola in produzione dedicata alla madre: "È inutilmente glamour"

"Grace Kelly non era così" I Grimaldi contro il film

I Grimaldi non ci stanno. Ai principi di Montecarlo non va giù Grace of Monaco, film diretto da Olivier Dahan che già ha cucito il ritratto della vita di Edith Piaf ne La vie en rose. Alberto, Carolina e Stefania hanno messo per iscritto il loro disappunto, prendono le distanze dall'opera che è ancora in corso di produzione e dovrebbe uscire sugli schermi nel duemila e quattordici con il volto della principessa interpretato da Nicole Kidman. «Non è assolutamente un biopic ma una pagina riscritta e inutilmente resa glamour, contiene gravi inesattezze storiche e una serie di scene di pura finzione». Il documento redatto dagli eredi, in risposta a dichiarazioni del regista su Paris Match che parlava di rapporto costruttivo con i familiari, prosegue chiarendo che i componenti della famiglia «non sono stati assolutamente associati a questo progetto che ha la pretesa di essere dedicato ai loro genitori e che non sono state prese in considerazione le numerose domande fatte alla produzione per apportare dei cambiamenti alla sceneggiatura». In breve, trattasi di falso, di pura fantapellicola, roba da principesse delle fiabe e non della realtà.

Per evitare turbamenti il regista Dohan ha dovuto evitare i luoghi sacri, come appunto il palazzo dei Grimaldi e le scene sono state girate lungo la Riviera, tra Ventimiglia e Montecarlo con deviazioni verso Genova e il Belgio, con un set parigino che vede la Kidman-Kelly uscire dalla boutique di Cartier avvolta dal proprio fascino mai sensuale ma rapinoso e raffinato. Non spigoloso e duro come appare nell'ultimo profilo dell'attrice australiana, passata attraverso cure estetiche a differenza della naturale Grace.
Nicole Kidman, prescelta nel ruolo di Grace, è bella: su questo i Grimaldi nulla possono ma ha quarantacinque anni e dunque più vecchia della loro madre al tempo in cui risale il racconto del film. Siamo tra il dicembre del Sessantuno e il novembre dell'anno successivo, Parigi e il resto della Francia non digerivano i privilegi fiscali dei monegaschi, fu lotta politica tra il generale e il principe, De Gaulle e Ranieri, con la bellissima Grace a mediare il dissidio. La Kelly aveva all'epoca trentadue anni, tredici in meno della Kidman che, tra l'altro, sarebbe stata preferita da Dahan a Charlize Teron che procede benissimo con i suoi trentacinque anni, forse, la scelta migliore.

Alberto e le sorelle non gradiscono i pettegolezzi e il tocco glamour dato alla pellicola, scrivono di fiction trasformata in fantasia totale, nel senso di invenzione romanzata e romanzesca, qualsiasi riferimento alla vita della loro madre, tragicamente conclusasi a Cap d'Ail il quattordici settembre dell'Ottantadue, in un incidente automobilistico ancora oggi misterioso nella sua dinamica, non viene accettato, con una diffidenza e un timore che risultano infine fastidiosi. Forse la loro madre, la principessa Grace, avrebbe gradito un film su se stessa, lei attrice preferita da Alfred Hitchock, lei che a ventisette anni decise di abbandonare Hollywood e una carriera grandiosa per l'amore di quel principe conosciuto durante le riprese di Caccia al ladro, con Cary Grant, le cui scene furono girate in costa Azzurra e Ranieri venne abbagliato dalla bellezza dell'americana. Il film ottenne l'oscar per la fotografia e due nomination. La reazione dei figli è imprevista e improbabile, visti certi precedenti.

Qualcosa di analogo si è verificato, ma con esito positivo, con The Queen, il film sulla regina Elisabetta interpretata da Helen Mirren, premio Oscar come migliore protagonista, britannica come la sovrana, in una storia che ha offerto un'immagine autorevole, elegante, di grande dignità, senza alcun risvolto o caduta di stile sul gossip che coinvolgeva al tempo Buckingham. I Windsor sono una cosa, lo sappiamo, i Grimaldi un'altra e anche questo è noto, con tutte le considerazioni sul peso delle due famiglie reali o nobiliari.

Ma questo non interessava e non fa parte del lavoro di Dahan. Il pretesto diplomatico politico del Sessantuno serve per mettere in risalto il ruolo della principessa nelle relazioni tra Parigi e Montecarlo e il fascino di una donna americana che diventa il centro, la luce della vita non soltanto di Ranieri, rilanciando quasi l'immagine del principato.

Forse la preoccupazione e il disappunto di Alberto, Carolina e Stefania si potrebbero spiegare con una semplice supposizione o considerazione vicine più alla verità che al gossip: temono che a un altro regista o produttore venga l'idea di girare un film sulla vita dei Grimaldi, i Grimaldi di oggi.

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