"Ho recitato nel letto di Rita Levi Montalcini"

Elena Sofia Ricci è il premio Nobel nel film di Alberto Negrin: «Mi sono commossa»

"Ho recitato nel letto di Rita Levi Montalcini"

Fra tutte le emozioni che il suo ultimo personaggio le ha regalato ti racconta la più imprevista. «Ho recitato nel suo letto. Un lettuccio spartano: rete e materasso, niente testiera, buttato lì in una cameretta spoglia e francescana come io, che pure ho girato parecchi conventi, non avevo mai visto». E ora Elena Sofia Ricci è certa che aver recitato nel giaciglio di Rita Levi Montalcini le porterà fortuna: «Sta a vedere che arrivo anch'io ai 103 anni!».

L'inconfondibile onda cotonata dei capelli e il tipico eloquio forbito della senatrice a vita e premio Nobel 1986, sono - nel film-tv di Alberto Negrin Rita Levi-Montalcini (il 26 in prima serata su Raiuno) - gli stessi. Mentre l'idea che di questa donna si è fatto l'immaginario popolare risulterà forse - un po' diversa. «La gente guardava soprattutto al personaggio, ignorandone in fondo gli studi e il tormento che da questi derivava riflette l'attrice - Noi invece raccontiamo anche le fragilità di Rita: l'imprevisto senso di inadeguatezza che la coglie quando, proprio dopo il Nobel e nonostante anni di tentativi, capisce che l'isolamento del Nerve Growth Factor, per il quale ha ricevuto il premio, non riesce ad avere alcuna applicazione clinica. Vorrebbe mollare tutto per non alimentare false speranze. Ma quando conosce Elena, una violinista che rischia di diventare cieca per una patologia neurologica, torna il dilemma. Rimettersi in gioco o rischiare un nuovo fallimento?».

Per l'attrice la Montalcini è stata un grande esempio «di passione, di senso del dovere, di onestà e rigore. Tutte doti cui noi italiani siamo piuttosto resistenti, armati come siamo di ego sempre più ipertrofici. Ho dovuto metterci tutto il mio cuore. Nella speranza di rendere il personaggio più chiaro ed avvicinabile; soprattutto ai giovani, cui questo film è dedicato». Inutile negare, però, che con l'onda chiomata e l'inconfondibile birignao vocale, la Montalcini era anche una ghiotta preda per imitatrici. Come interpretarla fedelmente senza farne la macchietta? «Ho chiesto aiuto proprio ad un'imitatrice, Emanuela Aureli. Specificando: devo fare la Montalcini, non Margherita Hack. Così ci siamo ispirate ai filmati dell'epoca del Nobel, quando Rita aveva 77 anni e non era ancora come la ricordiamo tutti: dritta come un fuso e non piegata un po' di lato; con una parlata già fatta di lentezze rotte da accelerazioni improvvise, come fulminee intuizioni da scienziata, ma non ancora così inconfondibile».

Il risultato è stato tanto vivo da emozionare la sua stessa interprete. «L'ultimo giorno di riprese ho pianto. Tutti i personaggi ti rimangono addosso; ma separarmi da questo è stata dura. Forse perché la sua tempra mi ricordava quella di mia madre, una pioniera anche lei: Elena Ricci Poccetto, la prima donna scenografa del nostro cinema».

Solo una cosa l'interprete non rimpiangerà: le quattro ore di trucco necessarie a incanutirla quanto la grande vecchia. «Questa è stata l'unica volta in vita mia che, struccandomi la sera, mi trovavo migliore di com'ero prima».

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