Dopo aver lavorato con uno degli art director più ricercati, Klaus Voorman, che nel '63 suonò un poco con loro e disegna la raffinata copertina di Revolver, nel '67 i Beatles affidano a Peter Blake, celebre pittore del pop inglese, la composizione di Sgt. Pepper's, la cover rock più famosa di tutti i tempi, un frame composto da sessantadue facce, definito come il «pantheon della cultura di massa». Solo un anno più tardi viene chiamato un altro artista, Richard Hamilton, per concepire l'immagine del disco successivo: teorico, animatore delle attività culturali dell'Ica di Londra, ispiratosi più volte alle icone del suo tempo come Marilyn e soprattutto l'inventore della prima opera certificata come pop, Just What is It Makes Today's Homes So Different, So Appealing? fin dal 1956. Il rapporto con Hamilton segna la «svolta concettuale» dei Beatles per il loro lavoro più difficile e ambizioso, una copertina completamente bianca con il nome della band impresso a secco in rilevo, accompagnato da una numerazione progressiva a sette cifre su uno sfondo interamente bianco (in mostra la copia numero 22). Dallo straordinario impatto mediatico di Sgt. Pepper's si passa all'austerità del White Album, al valore che un'edizione limitata concepita proprio come un'opera d'arte - avrebbe dato al loro lavoro.
Altra questione è l'incontro tra il mondo del pop-rock e l'oriente favorito proprio dal viaggio in India dei Beatles, assai pubblicizzato da stampa e tv dell'epoca, che ha luogo tra la metà di febbraio e l'inizio di aprile del 1968. Scrive Claudio Gargano nell'interessante saggio La patria della luce. Il rock e l'oriente tra i Sessanta e i Settanta (Odoya, 2011). «Almeno all'inizio i Fab Four prendono la cosa molto sul serio: non concedono interviste e, essendo venuti a cercare l'illuminazione, chiedono nei loro confronti il massimo rispetto da parte della stampa. Passano gran parte del tempo a comporre canzoni o a seguire seminari privati con il Maharishi. George, tra tutti i Beatles, è quello più impegnato nell'attività meditativa; mentre John, con quegli occhiali da nonnina e il colorito pallido, dà l'idea dell'intellettuale intento a scoprire dove possa nascondersi il trucco. Quanto a Ringo e Paul, il primo sente la mancanza dei figli e dei nove gatti, il secondo non gradisce le eccessive adulazioni del Maharishi, né si appassiona più di tanto agli astratti sofismi dello yogi Ringo, dopo sole due settimane di permanenza nell'ashram seduto a contemplarsi l'ombelico, se ne serve come scusa per scappare dal giardino dell'Eden e fare ritorno alle esecrate comodità dell'occidente. Paul resta a Rishikesh per altre due settimane. A metà aprile, anche George e John tornano in Inghilterra: il primo, infervorato dai raga indiani, è pronto a immergersi con dedizione assoluta nello studio dei sacri testi; il secondo, messo sull'avviso dalla diceria secondo cui il guru fa il cascamorto con le passerotte della California, mette fine a un pellegrinaggio in oriente durante il quale, invece di trovare la Patria della Luce, trova la forza di non credere più nei Beatles ma solo in se stesso e in Yoko Ono» (ahimé!). Questo episodio ha segnato dunque una nuova frontiera nei rapporti tra il prodotto di intrattenimento e la mistica religiosa. Più in generale, si tratta della prima contaminazione un termine che oggi usano tutti, ma che negli anni Sessanta era pressoché sconosciuto - tra alto e basso, in anticipo su ciò che avverrà nel postmoderno.
Il progetto di Nothing Is Real nasce da qui, ispirato da un verso di Strawberry Fields Forever, «nothing is real and nothing to get hungabout» che letteralmente tradotto dice «niente di reale e niente per cui stare in attesa».
Tra misticismo e psichedelia, i Beatles ci annunciano di essere sulle tracce di una dimensione altra, proprio in quel disco in cui si trattano argomenti scomodi come le droghe Lucy in the Sky with Diamonds e A Day in the Life, con presunti riferimenti all'Lsd - viaggi e fughe da casa di adolescenti difficili She's Leaving Home - ma anche religione in Within You Without You, quest'ultima scritta da George Harrison.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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