I film come telenovele La persecuzione delle saghe senza fine

Da Twilight a Era Glaciale ci sono più sequel che idee originali

I film come telenovele La persecuzione delle saghe senza fine

Roba da incubo. Immaginate di dover sborsare una decina di euro (causa 3D) per sobbarcarvi una pizza di 160 minuti che manco finisce con i titoli di coda, lasciando in sospeso tante questioni rimandate all'inevitabile sequel. Mollandovi di fronte all'amletica decisione: essere o non essere disposti a sopportare un altro calvario per sapere come andrà a finire, pur sapendo che del doman (cinematografico) non v'è certezza? L'ultimo caso è quello di Prometheus che termina senza finire, rimandando, cioè, all'episodio 2 le risposte alle tante domande esistenziali disseminate da Ridley Scott lungo il film. Con tanti saluti a chi pensava, col primo episodio, di aver pagato la tassa. Perché il vizio di Hollywood di serializzare le pellicole come fossero dei telefilm sta diventando sempre più frequente e, in alcuni casi, fastidioso. Facile sollevare subito l'obiezione: è una legge di mercato. Quando un prodotto piace, perché impedire alla gente di vederlo fino alla noia? Per carità, tutto vero. E non saremo certo noi a scoraggiare la pratica. Quello che ci permettiamo di contestare sono i limiti di queste operazioni. Prendete, ad esempio, il caso di Venerdì 13, la saga di film horror che ha come protagonista Jason Voorhees. Passi il primo, comprensibile il secondo, ci sta pure il terzo; ma quando il quarto capitolo lo intitoli Venerdì 13 parte IV: capitolo finale pensi «ci siamo, con questo finisce tutto». Invece, no. Vi prendono simpaticamente in giro perché sapete quanti Venerdì 13 sono stati distribuiti nelle sale dopo il fantomatico «capitolo finale»? Ben 7 e con Jason fatto prima morire e poi risuscitare. Peggio che nelle telenovelas dove uno si schianta al suolo con l'aereo e poi riemerge, 200 episodi dopo, con la faccia di un altro attore. Nulla contro Venerdì 13 (che è pure una delle saghe più riuscite nella storia horror) ma ormai, guardare un cartellone cinematografico è come avere in mano una tessera della tombola. Avete presente le estrazioni del Lotto? Il Cavaliere Oscuro 3, L'Era Glaciale 4, Madagascar 3, Step Up 4, Resident Evil 5; manca solo il «Napoli secondo estratto 2» per completare il gioco. Va bene, ad esempio, contare sull'amore dei fan sfegatati, ma era necessario dividere l'ultimo episodio che chiuderà Twilight in due parti, così come era capitato con l'epilogo di Harry Potter (eh, il libro è troppo grosso, ti dicono)? Perché, ormai, siamo arrivati ad un punto che non bastano più i prequel, sequel e dir si voglia ma si arriva alla frammentazione della frammentazione con titoli che ormai escono come Parte 1 e Parte 2. Il problema, poi, non è il numero di episodi per ogni saga (se valgono la pena, ben vengano) ma la loro qualità. Siamo, infatti, sicuri che non bastassero i primi due capitoli di American Pie invece che prorogarli di altri due per il cinema e di ulteriori quattro per l'home video per un totale di otto? E che Rocky dovesse, per forza, continuare a combattere ancora per altri due film dopo l'epico scontro contro Ivan Drago di Rocky 4 che avrebbe chiuso in maniera più che dignitosa una delle saghe più amate della storia della settima arte? E per il futuro cambierà qualcosa? Visto che arriveranno di sicuro Scary Movie 5, Notte da Leoni 3, Fast & Furious 6, Star Trek 13 (avete letto bene), Iron Man 3, Die Hard 5, Cap. America 2 e Avatar 2 e 3 si direbbe proprio di no. E lo spettatore che ha visto le puntate precedenti sa già che non potrà fare a meno di scoprire come si è evoluta la storia, salvo magari imprecare all'uscita della sala per il deludente ri-sequel.

Che, almeno, i cinema appendano cartelli con scritto «Lasciate ogni speranza o voi ch'entrate di vedere un film che finisca certamente sul «The End». O rilascino, come nei supermercati, delle tessere «Cliente Fidelizzato» che garantiscano, dopo cinque episodi vidimati, l'ingresso gratuito per il sesto.

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