Nessun vilipendio da parte di Fedez. Così la Procura di Milano ha deciso di chiedere l'archiviare il procedimento contro Fedez per la canzone Tu come li chiami, in cui il rapper canta: "I politici italiani io li chiamo infami, tutti quei figli di cani, tu come li chiami. Carabinieri e militari io li chiamo infami, tutti quei figli di cani". Questi versi, per la procura di Milano, non hanno i connotati del vilipendio "ma solo quelli - penalmente irrilevanti - della critica aspra, della provocazione e della ricerca spasmodica della notorietà". Una sentenza che lascia l'amaro in bocca anche per le conseguenze che avrà in futuro, quando chiunque si sentirà in diritto di insultare e offendere gli uomini e le donne appartenenti alle forze dell'ordine e alle forze armate.
La denuncia era stata presentata un anno fa dall'associazione 'Pro territorio e cittadini onlus' con particolare riferimento al passaggio sui carabinieri e i militari. Nella richiesta di archiviazione si legge ancora: "Il personaggio è legato a doppio filo alla sua appartenenza ad una 'figura' che possiamo definire 'maledetta' e da essa e con essa esprime la propria esistenza costruita su eccessi e provocazioni. Non è questo un tentativo di sminuire o vedere in diversa (favorevole) luce l'espressione di Fedez, ma è un'analisi prettamente giuridica e giuridico-sociologica". Una spiegazione ancora più amara se la si guarda dal punto di vista delle divise, costrette a sottostare a quelli che vengono definiti "eccessi e provocazioni" di un cantante con una grande forza di influenza sul pubblico. Non viene considerato l'elemento emulativo tipico del mondo social, quello sul quale Fedez ha maggiore presa e molti giovani e giovanissimi potrebbero sentirsi autorizzati a fare come Fedez, utilizzare lo stesso registro linguistico nei confronti delle divise che non avranno il potere di reagire a tali insulti.
"Oltre a rammaricarci profondamente, desta enorme preoccupazione poiché, qualora tale interpretazione venisse avvallata anche dal giudice per le indagini preliminari, significherebbe riconoscere delle aree di impunità che non appaiono tollerabili in uno stato di diritto", ha spiegato Roberto Colasanti, colonnello in congedo dell'Arma dei carabinieri e firmatario della denuncia contro il rapper. Data la decisione della procura, Colasanti ha annunciato opposizione: "Per tale ragione e per rispetto dei carabinieri caduti nell'adempimento del dovere e delle sofferenze che tuttora patiscono gli orfani e i loro familiari ci opporremo all'archiviazione".
Il generale Tullio Del Sette, già comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, si mostra rassegnato davanti ai privilegi che certi magistrati concedono a determinate categorie di persone e personaggi: "Non mi meraviglia più di tanto, come d'altronde, ormai da qualche tempo, le proposte di alcuni magistrati". Lo stesso tono è utilizzato da Antonio Tarallo, delegato Co.Ce.R Carabinieri e Segretario Generale Usic: "La richiesta di archiviazione da parte della procura della Repubblica, non mi sconvolge più di tanto. Sempre più spesso si ripetono da parte della magistratura, valutazioni di giustificazione per azioni o atteggiamenti che danneggiano l'Arma e i suoi Carabinieri". Tarallo, quindi, ha aggiunto: "Sarebbe bello conoscere la posizione di quel magistrato se tali offese venissero dichiarate nei suoi confronti.
Per quanto mi riguarda dico al cantante grazie del complimento e a quel magistrato ricordo che affermare il senso di giustizia, di rispetto verso una Istituzione dello Stato diventa una lezione di educazione civica ormai quasi scomparsa nel nostro bel Paese".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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