Londra
L'australiana Margot Robbie si è lanciata alla conquista di Hollywood e il suo trentesimo compleanno il prossimo 2 luglio, in quanto a bilanci, avrà un sapore molto dolce. Al suo attivo ha già due nomination agli Oscar (una quest'anno per il ruolo non protagonista in Bombshell, l'altra nel 2018 per la parte protagonista in I, Tonya) e una casa di produzione, la LuckyChap Entertainment, con cui ha appena realizzato Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn, in uscita giovedì 6 febbraio, cinecomic firmato da Warner Bros con cui ha rotto più di un tabù: Cathy Yan è la prima regista asiatica a dirigere un film di fumetti e, forse per la prima volta senza troppo romanticismo, abbiamo l'occasione di vedere sul grande schermo l'emancipazione di una antieroina imprevedibile e acrobatica come Harley Quinn, circondata da altrettante nemiche-amiche con personalità complesse e sfaccettate. A completare la squadra tutta al femminile, la sceneggiatrice Christina Hodson (Bumblebee). Per quanto riguarda la trama, Harley non è più la fidanzata di Joker ed è in cerca della sua nuova identità. Prima però deve salvarsi dai criminali di Gotham perché, non avendo più la protezione dell'ex, sono in molti a volerla morta. Quando il più malvagio narcisista di Gotham, Roman Sionis (Ewan McGregor), e il suo zelante braccio destro, Zsasz (Chris Messina), decidono di dare la caccia alla piccola Cass (Ella Jay Basco), la città viene messa sotto sopra. Incontriamo Margot Robbie a Londra, alla presentazione mondiale del film.
Harleen Frances Quinzel, psichiatra all'Arkham Asylum, manicomio di Gotham, diventa Harley Quinn quando si innamora di Joker e in Suicide Squad la vediamo gettarsi per lui nei rifiuti tossici. Ora però è single e deve ricominciare da capo. Cosa le piace di più di questo personaggio?
«Interpretarla è molto divertente perché è imprevedibile. Da attrice un personaggio così è una grande opportunità. Vive tutto quello che le capita come una folle avventura e riesce sempre a rimanere fedele a se stessa. Impara cose nuove ogni giorno ma so che probabilmente compirà lo stesso errore alla prima occasione. In questo film la sua personalità è presente in ogni scena, incluso il modo di raccontare, visto che lo fa in prima persona. È un mondo colorato il suo, bizzarro e divertente ma anche pericoloso e violento. In altre parole, unico».
Il film è ambientato a Gotham City dove però non vediamo né Joker né Batman.
«Siamo nella periferia di Gotham. Se la paragoniamo a New York, come fanno in tanti, Bruce Wayne si trova a Manhattan e Harley con le sue Birds of Prey vive nel Queens, a Brooklyn, nel Bronx. Una location che ci ha permesso di mostrare un paesaggio molto caotico ma anche più divertente e colorato, lontano dalla Gotham della finanza, così squadrata dai grattacieli, che siamo abituati a vedere».
Questo progetto è una sua creazione: sua l'idea, la produzione e uno dei ruoli protagonisti. Cosa l'ha spinta ad approfondire Harley Quinn?
«Dopo Suicide Squad sentivo di avere delle cose in sospeso con Harley, aveva bisogno di avere un gruppo di ragazze attorno a lei. In Suicide Squad l'unica scena con una donna è quella con Katana e nemmeno si parlano. Avevo questo desiderio personale di frequentare altre attrici e vedere anche Harley relazionarsi con altre donne. Facendo ricerche ho letto molti fumetti sulle Birds of Prey e quindi ci siamo concentrate su di loro. Inoltre, da un punto di vista economico, c'è un vuoto nel mercato. I cinecomic con una protagonista donna sono molto rari, figuriamoci con un gruppo di donne. Mi sono detta: se io ho voglia di vederle sul grande schermo, forse ci saranno altre persone, nel pubblico, ad avere lo stesso desiderio».
Le protagoniste sono molto diverse tra loro per età, etnia e comportamento. Una rarità sul grande schermo.
«Sapevamo fin dall'inizio che volevamo avere un gruppo di donne eclettico, diverso dal punto di vista delle personalità ma anche dell'estetica di chi lo componeva e per questo abbiamo scelto di avere come protagoniste donne con età ed etnie molto differenti tra loro».
Si parla molto, ultimamente, di modelli di leadership per le donne, fino a qualche tempo fa plasmati su esempi maschili. Harley piange, ama il glamour e il rosa fosforescente ma questo non la rende meno potente, anzi.
«Negli ultimi anni ho guardato molto dentro me stessa e mi sono accorta di aver sempre pensato a me come a un maschiaccio.
Non ero consapevole della mia forza femminile perché avevo sempre visto il potere come qualcosa che corrispondeva agli atteggiamenti più maschili della mia personalità, lo riconoscevo solo in quel modo. Più cresco, invece, e più mi rendo conto di come le donne siano dannatamente forti proprio per i loro attributi più femminili. Forse è proprio questo che spaventa i maschi là fuori».
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