N el 2020 le Olimpiadi di Tokyo vedranno per la prima volta il Karate presente tra gli sport partecipanti.
In questa «febbre marziale», che vede stage con campioni stranieri, film in lavorazione (Karate Man) diretto da Fragasso con la partecipazione di campioni mondiali come Stefano Maniscalcore, arriva il libro (auto)biografico della pluri medagliata Sara Cardin, Combatti! per Baldini +Castoldi.
Sara tra le tante ha due medaglie ai Campionati del Mondo, un argento nel 2010 e un oro nel 2014, otto podi ai Campionati Europei e ben 20 titoli italiani e 7 assoluti un'atleta eccezionale, una campionessa, ma in questo libro esce fuori la donna, la persona, l'anima che costituisce l'agonista, non solo il caporal maggiore conosciuto per i suoi risultati. Sì, caporal maggiore, perché fa parte dell'Esercito Italiano: «Mi sono arruolata nell'EI il 29 settembre 2014. Un momento di svolta reale e bellissimo, perché tra le tante cose, grazie al loro gruppo sportivo ho potuto trasformare la mia passione in una professione».
Una passione cominciata da bambina, a 7 anni in provincia di Treviso, in luoghi idilliaci: «Non sarei ciò che sono senza i miei luoghi, sono nata in zone bellissime a contatto con natura, animali, campi, fatica e mi hanno trasmesso libertà, pulizia e un Eden a cui penso quando ho momenti bui». Un nucleo familiare adorato che vede i nonni come «quelli che davvero tengono le redini di ciascuno di noi» e un'unione che nel racconto è palpabile, anche con la madre nel rapporto difficile «che è così, non ci possiamo fare niente, ci amiamo profondamente ma su alcuni argomenti non ci incontriamo, in una specie di scontro che però è dialogo».
La Cardin comincia il suo percorso in questo microcosmo, viene allenata da un maestro che poi diventerà suo marito, notata da un guru del karate che pur essendo un'eccellenza per i suoi studi e innovazioni non si rivela altrettanto umanamente e quella bambina forte, sempre in agonismo, cresce e comincia a fare i conti con i problemi: da un sogno che la vede protagonista di attenzioni non volute, passando per la bulimia, l'anoressia per restare nel peso tecnico per gareggiare, che vengono raccontate senza ricerca di comprensione o vittimismo. Dice Sara: «Volevo fare un viaggio dentro me stessa. Quando ho avuto l'infortunio al ginocchio ho cominciato a scrivere. Ho sempre scritto molto, ma in quel momento ho iniziato ad avere la consapevolezza di voler arrivare a un libro. Ho ripercorso tutti i passaggi della mia vita rielaborandoli interiormente e scrivendo li ho affrontati. A volte è stato pesante a volte emozionante.
Una sorta di liberazione, per completare un cerchio».Una storia profonda, scritta in maniera appassionante, in cui il karate c'è ma in modo discreto, non autocelebrativo, dove la fusione tra atleta e persona è perfetta.
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