Matteo SacchiEra l'orgoglio della Regia Marina. L'ultima ad aver preso il mare della classe Littorio. Al di là delle trombonate di regime era davvero una nave superba: 44mila tonnellate di stazza, corazzature che raggiungevano i 350 millimetri, un armamento principale di 9 cannoni da 381 millimetri (l'arma balistica più potente mai sviluppata dall'Italia). La corazzata «Roma» non era solo imponente, aveva dettagli tecnici all'avanguardia, il nuovo radar Ec/3ter «Gufo», un sistema antisiluro, i cilindri Pugliese (dal nome del loro inventore), che ne aumentavano enormemente la possibilità di galleggiamento se danneggiata. Se c'era qualcosa dell'armamento italiano che gli Alleati o i tedeschi non volevano passasse in mani nemiche erano proprio le corazzate, «Roma» in primis.Ecco perché, alla notizia dell'armistizio, la sera dell'8 settembre 1943, alle navi da battaglia comandate dall'ammiraglio Carlo Bergamini fu ordinato di salpare da la Spezia, come da accordi con gli Alleati. L'uscita dal porto però fu lenta, la copertura aerea praticamente nulla. Così le corazzate vennero individuate, al largo dell'Asinara, e attaccate, nel pomeriggio del 9 settembre, da bombardieri tedeschi. Erano armati con la nuova bomba a radioguida Ruhrstahl SD 1400 che consentiva attacchi da altissima quota fuori dalla portata delle armi antiaeree delle navi italiane. Riuscirono a colpire la «Roma» con due ordigni. Il primo attraversò tutta la nave esplodendo sott'acqua. Il secondo, sganciato alle 15,50, centrò la nave fra la torre comando e le batterie di prua. L'esplosione fu devastante (la torre sopraelevata prodiera, 1.500 tonnellate, venne scaraventata in mare). La nave affondò, spezzata in due tronconi. Morirono Bergamini, il comandante Adone del Cima e gran parte dell'equipaggio. I superstiti vennero salvati dalle navi di scorta e, dopo una rocambolesca navigazione, internati alle isole Baleari.Tutta questa vicenda rivive in Una tragedia italiana. 1943.
L'affondamento della corazzata Roma di Andrea Amici, ora pubblicato nella collana Storie di guerra de il Giornale, in edicola da oggi a 8,60 euro più il prezzo del quotidiano. Andrea Amici per raccontare questa vicenda si è servito del diario del nonno, il marinaio Italo Pizzo, e di altri reduci dell'affondamento. Un racconto «dal basso» preciso, dettagliato e pieno di umanità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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