L'Italia presa tra due crisi

Ore febbrili di consultazioni. La crisi di governo vive giorni di alta tensione, e anche Sanremo rischia di cadere.

L'Italia presa tra due crisi

Ore febbrili di consultazioni. La crisi di governo vive giorni di alta tensione, e anche Sanremo rischia di cadere. E la probabilità di riscatto di un Paese affidato all'attuale Parlamento e a questo Cda della Rai, sembra del tutto irrealistica. Conte ter, Amadeus bis... Ieri i partiti sono saliti al Colle per le consultazioni e intanto direttori artistici e agenti dello Spettacolo salivano all'ultimo piano di viale Mazzini. Ma l'Italia come vive la doppia crisi nazional-popolare? Ieri sui social #Sanremo2021 era trend topic, appena prima di #Governo. Ma Franceschini era meno retwittato di Salvini. Cosa preoccupa di più l'elettore-spettatore? Perdere la maggioranza di governo o cinque serate di festival? I figuranti non ci saranno all'Ariston, ma ci sono eccome in Parlamento. Come i ricatti incrociati: di là c'è Renzi con i suoi diktat, di qua Amadeus che minaccia le dimissioni. Sanremo non è solo lo specchio del Paese, come ci hanno sempre detto. Ma anche della Politica. E non si sa se ci fanno più divertire gli artisti o i leader di partito. Se Conte riesce ad allargare la maggioranza è fatta. E se Amadeus riesce a fare lo stesso con il Comitato tecnico-scientifico, è tutto a posto anche qui. Dal Quirinale all'Ariston è solo una questione di accordi. Con una differenza. Da una parte siamo sotto ricatto dell'Europa, dall'altra della raccolta pubblicitaria. Se non arrivano i fondi, saltano l'Italia e la Rai. È sempre questione di soldi. Attenzione, però. La situazione potrebbe sfuggire di mano, tipo: Fiorello premier e «... dirige l'orchestra Sergio Mattarella». È curioso come il festival si muova secondo le stesse logiche del governo. E anche il pubblico pagante è sempre lo stesso. Noi. Le consonanze tra politica e spettacolo sono sfacciate. Ieri - è tutto vero - Forza Italia si è addirittura spaccata: una parte sostiene esternamente l'ipotesi di un festival senza pubblico, una minoranza di transfughi invece ha detto che ce la si può fare coi figuranti, che in qualche modo sono i nuovi responsabili. Poi c'è la Chiesa, che in Italia pesa parecchio. Il vescovo di Sanremo, monsignor Antonio Suetta, pur dispiacendosi, non trova ragioni perché il festival della canzone italiana possa fare eccezione rispetto ai teatri, e dunque si trova d'accordo col ministro Franceschini. Ricompattando il centro.

I grillini spingono per lo streaming, e naturalmente chiedono «regole uguali per tutti». Gasparri - anche questo è vero - chiede di rinviarlo. Mentre il Pd ha indetto un congresso. Stanotte si formeranno nuove correnti. E comunque, caduto un Sanremo, se ne fa un altro.

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