«Madame Pink» lascia il tempo che trova

C'era una volta Alfredo Arias che congegnava, su pretesti esilissimi come i gialli di Agatha Christie o su chicche d'autore come Balzac, memorabili spettacoli di antiteatro dove la cultura sprizzava ironia e intelligenza. Ora purtroppo tutto questo non accade più, da quando il regista franco-argentino si è cristallizzato in una formula che ha scacciato la prediletta ironia dei bei tempi mettendo al suo posto dei divertissement più inutili che salottieri destinati al pubblico di massa. È ciò che accade in questa Madame Pink in cui vediamo una signora uscita malamente dal teatro di Genet impegnarsi per far fuori il marito dentista (uno spento Mauro Gioia) in un contesto di animali parlanti che ormai, dopo quarant'anni, lasciano il tempo che trovano in un disordine che cita il passato dimenticando intelligenza e ironia, nonostante l'impegno canoro di una straordinaria Gaia Aprea e qua e là qualche spunto del passato tra cui il barboncino disegnato sottotono da Flo Cangiano. In un allarmante concertato da vecchia rivista, l'estro del regista stride e si spegne abbassando la capacità degli attori in una kermesse del bel tempo che fu che appare scissa da qualsiasi contenuto degno di nota.

È inutile richiamare in vita l'acidulo fantasma di Eva Peron, a suo tempo eroina di un memorabile spettacolo degli anni Sessanta, come il rimpianto privo di nostalgia delle Folies Bergère. Quando il passato ritorna a fare solo da spenta cornice a un guazzabuglio che fa rimpiangere i nostri Legnanesi tutto frana in una serie di citazioni più inutili che ridicole.

MADAME PINK - Teatro Mercadante. Napoli.

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