da Los Angeles
Hollywood corre ai ripari. È da novembre che l'industria del cinema è scossa da un terremoto senza precedenti. Da Harvey Weinstein sino all'ultimo in ordine di tempo, James Franco, i caduti nella guerra anti-molestie sono sempre più numerosi. Al di là dell'aspetto morale, ogni produzione interrotta o modificata a causa di una denuncia costa carissima in termini di denaro e tempo. Di qui la necessità di attuare misure affinché certi problemi non si ripetano. In nome del benessere sul set, certo, ma soprattutto in nome di quel che più conta nel cinico mondo di Hollywood: il dio denaro. Ecco dunque che il sindacato dei produttori, Producers Guild of America, ha deciso di varare un manuale atto a creare un «ambiente professionale sicuro e confortevole per tutti», si legge in un comunicato del PGA. «Come produttori rivestiamo un ruolo chiave nel creare e mantenere un ambiente di lavoro costruito sul reciproco rispetto ed è dunque nostro dovere contribuire al cambiamento culturale necessario e sradicare gli abusi», scrivono i co-presidenti del PGA, Gary Lucchesi e Lori McCreary.
Che cosa prevede il manuale? Prima di tutto raccomanda e istituisce corsi, da effettuarsi prima delle riprese di un film, su come mantenere un ambiente professionale sereno e produttivo, scevro non solo da condotte inadeguate, ma anche da possibili incomprensioni. Il manuale prevede anche la nomina su ogni set di un addetto al benessere che vigilerà sui comportamenti e al quale le potenziali vittime possono andare, salvo poi, naturalmente, rivolgersi al più presto alle autorità locali «nel caso si pensi di essere vittima o di aver assistito ad un crimine». Sarà creato anche un report, periodico e costante delle attività svolte.
Il manuale specifica anche che è vietata qualsiasi ritorsione o isolamento delle persone che denunciano episodi di molestie o abusi e, regola ancora più importante, viene messo di fatto in soffitta il «producer couch», il divano del produttore: ogni riunione, audizione o incontro con i possibili membri del cast dovrà avvenire in ambienti professionali e sicuri. Niente più appuntamenti in hotel, la sera tardi, alla Weinstein, insomma. Le direttive poi specificano che le potenziali vittime potranno rivolgersi a «Time's Up», l'associazione creata per combattere gli abusi, che metterà a disposizione un fondo per la difesa legale delle vittime. Non si tratta di un vero e proprio regolamento avvertono dalla PGA - quanto piuttosto di una raccomandazione che però tutti sono tenuti ad osservare, una volta adottato sul set.
Il primo titolo ad adottare il manuale anti-molestie sarà Wonder-Woman 2, che uscirà a novembre del 2019 e il cui primo film era rimasto coinvolto nello scandalo per la partecipazione alla produzione di Brett Ratner, accusato di molestie da parte di sei donne. Il secondo film non vedrà la partecipazione del produttore e regista. Intanto anche la cerimonia degli Oscar è stata toccata dallo tsunami provocato dal caso Weinstein e compagnia. Casey Affleck, che l'anno scorso aveva ottenuto l'Oscar per il migliore attore per Manchester by the Sea, non parteciperà alla cerimonia a marzo. Come vuole la tradizione, Affleck quest'anno avrebbe dovuto consegnare l'Oscar alla migliore attrice protagonista. Affleck, nel 2010, era stato accusato da due donne, una produttrice e una direttrice di fotografia. Una delle due aveva dichiarato che l'attore si era intrufolato nella sua camera d'albergo. Entrambe avevano fatto causa a Affleck.
Durante gli Oscar 2017 Brie Larson, che l'anno prima aveva vinto la statuetta per la sua interpretazione di una donna violentata e rapita, aveva consegnato l'Oscar al collega senza applaudire e senza sorridere. Qualche giorno dopo, polemicamente, aveva dichiarato di non ricordare di aver consegnato il premio.
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